La Smobilitazione del Progetto Albania: Un'Analisi della Situazione Attuale
Il progetto di trattenimento e gestione dei migranti in Albania, promosso dal governo italiano come pilastro delle nuove politiche migratorie, sembra essere arrivato a un punto di stallo. Gli operatori di Medihospes, ente gestore dei centri di trattenimento di Shengjin e Gjader, stanno rientrando in Italia senza che siano previsti ricambi. La situazione riflette un complesso intreccio di criticità logistiche, giuridiche e politiche che mettono in dubbio la sostenibilità del modello.
Nei giorni scorsi, gli operatori italiani presenti nei centri albanesi hanno iniziato a tornare a casa. A pieno regime, i funzionari previsti avrebbero dovuto essere 295; tuttavia, già la scorsa settimana il numero era sceso a 170. Anche il personale sanitario dell'INMP, che interviene solo in caso di arrivi significativi, è stato ritirato. Questo rientro in massa lascia presagire che il progetto verrà "congelato" con l'arrivo dell'inverno, complicato dal calo degli sbarchi e dalle difficili condizioni meteorologiche.
A oggi, dal centro di Gjader sono transitate appena 18 persone, una cifra irrisoria rispetto agli obiettivi iniziali. Secondo un rapporto dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), gli spazi di accoglienza e pre-selezione a bordo della nave Libra, utilizzata per i trasbordi, risultano inadeguati per le operazioni durante i mesi invernali. Le criticità, però, non si fermano alla logistica: il vero nodo è di natura giuridica.
Il contratto tra la Prefettura di Roma e Medihospes, sei mesi dopo l'aggiudicazione, è ancora inesistente sul piano formale. Inoltre, la base legale per i trattenimenti in Albania, ovvero la lista dei "paesi sicuri", è sotto scrutinio da parte dei tribunali italiani e della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Se questa norma dovesse essere dichiarata incompatibile con il diritto comunitario, il governo italiano potrebbe affrontare conseguenze pesanti, incluse cause per danno erariale.
Il prossimo appuntamento chiave sarà il 4 dicembre, quando la Corte di Cassazione si pronuncerà su ricorsi riguardanti i trattenimenti e il controllo giurisdizionale sui "paesi sicuri". Tuttavia, molti esperti ritengono probabile un nuovo rinvio alla Corte di Giustizia dell'UE, il cui verdetto potrebbe richiedere fino a due anni.
Con l'arrivo dell'inverno, il progetto Albania sembra destinato a una fase di stallo. La strategia del governo, centrata su un modello di gestione migratoria esternalizzata, appare sempre più fragile di fronte alle sfide operative e alle pressioni legali. La "rimodulazione" degli operatori, il mancato utilizzo dei centri e le incertezze normative suggeriscono che il progetto potrebbe non riprendere a pieno ritmo nel prossimo futuro.
Questi i commenti dai partiti di opposizione:
Elisabetta Piccolotti (AVS): "Tornano gli operatori dall’Albania, i centri rimangono vuoti. La campagna elettorale è finita e non servono più. Se ne riparla alla prossima. Il Governo Meloni ha agito scientemente per distrarre l’opinione pubblica dai problemi concreti della maggioranza delle persone. Ha fallito sapendo che avrebbe fallito con il solo obiettivo di creare uno scontro con la magistratura utile alla propaganda. Hanno speso una montagna di soldi e giocato coi diritti delle persone. Una pagina ignobile per la nostra patria".
Rachele Scarpa (PD): "È inutile perseverare in questo spreco disumano, non ha senso ostinarsi su un'operazione che oltre che ininfluente dal punto di vista di gestione dei flussi si è rivelata crudele verso le 20 persone che sono state letteralmente deportate in Albania per un'operazione di propaganda tutta italiana. Il ministero dell'Interno dovrebbe piuttosto chiedere scusa a queste persone e agli italiani che hanno pagato cara questa operazione".
Riccardo Magi (Più Europa): "Missione compiuta! Il Governo è riuscito nell'impresa dei rimpatri. Dei migranti? No, degli operatori italiani mandati in Albania, che entro il weekend rientreranno a casa. Prima lo spreco enorme di fondi pubblici, poi le sentenze dei tribunali e i centri svuotati, in seguito il rientro di una parte del personale di polizia, ora il ritorno degli operatori. Un fallimento epocale. Per fortuna. Dall'apertura dei centri albanesi a oggi, in Italia sono sbarcate 6.000 persone migranti. Se i giudici non avessero applicato le leggi, oggi in Albania ce ne sarebbero appena 18. Non solo Giorgia Meloni prende in giro gli italiani, ma fa pagare a ciascuno di noi il conto della sua salatissima propaganda: un miliardo di euro. Mentre dimenticano i giovani danno mance di 7 euro agli infermieri e non fanno niente contro le liste d'attesa. La Presidente del Consiglio fermi questa pantomima, rispetti le leggi e i diritti e chieda scusa a tutti gli italiani".
Fonte: il manifesto