Mentre il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha comunicato di aver telefonato al Ministro dell'Interno e al Comandante dell'Arma dei Carabinieri per esprimere le sue congratulazioni per l'arresto di Matteo Messina Denaro, senza dimenticare di aggiungere che è stato realizzato in stretto raccordo con la magistratura, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dato alla stampa il seguente messaggio, in modo da intestarsi il merito dell'operazione:
"Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia. All'indomani dell'anniversario dell'arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia. I miei più vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il governo, vanno alle forze di polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell'esponente più significativo della criminalità mafiosa. Il governo assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua, come dimostra il fatto che il primo provvedimento di questo esecutivo - la difesa del carcere ostativo - ha riguardato proprio questa materia".
Messaggi di congratulazione anche dalle altre forze politiche. Tra questi, come non riportare quello di Matteo Salvini, il migliore per smascherare l'ipocrisia dei parlamentari che occupano le istituzioni:
"Dopo 30 anni, finalmente arrestato uno dei boss mafiosi più pericolosi e ricercati al mondo. Grande vittoria dell'Italia e degli Italiani perbene!"
Chi era Matteo Messina Denaro.
Indicato come capo indiscusso di Cosa Nostra, Messina Denaro era latitante dal 1993. Una latitanza record come quella di Totò Riina, durata 23 anni, e Bernardo Provenzano, lunga addirittura 38 anni.
Figlio del capomafia di Castelvetrano e storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, Matteo Messina Denaro, era latitante dall'estate del 1993, quando - dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze - in una lettera scritta alla fidanzata Angela le annunciò l'inizio della sua vita da Primula Rossa.
Messina Denaro è stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell'acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi di Capaci e via D'Amelio e per gli attentati del '93 a Milano, Firenze e Roma.
Messina Denaro era l'ultimo grande boss mafioso ancora ricercato.
Come è stato arrestato.
Si trovava a Palermo nel day hospital della clinica Maddalena, dove periodicamente si recava per fare controlli. La scorsa notte, prima del blitz, è stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini in modo da tutelare gli altri pazienti. Questo è quanto dichiarato all'Agi il generale di divisione Pasquale Angelosanto, comandante dei Ros:
«Oggi 16 gennaio 2023 i Carabinieri del Ros, del Gis e dei comandi territoriali della Regione Sicilia, nell'ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo, hanno tratto in arresto il latitante Matteo Messina Denaro all'interno di una struttura sanitaria a Palermo dove si era recato per sottoporsi a terapie cliniche».
L'inchiesta che ha portato alla cattura del boss è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto, Paolo Guido, con l'ausilio degli uomini del raggruppamento speciale assieme a quelli del Gis e dei comandi territoriali.
Dopo il blitz nella clinica a Palermo, Matteo Messina Denaro è stato trasferito in una località segreta. Denaro, a quanto si apprende da fonti investigative, faceva periodicamente controlli in quella struttura, che la scorsa notte durante il blitz del Ros era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti. Quando è stato arrestato, Messina Denaro non era allettato ma si stava facendo i controlli.
L'arresto di Matteo Messina Denaro è avvenuto a 30 anni esatti da quello di Riina, avvenuto il 15 gennaio del 1993, sempre a Palermo. Quel giorno si era appena insediato a capo della Procura di Palermo Giancarlo Caselli, e la notizia arrivò proprio mentre il magistrato stava incontrando i giornalisti a Palazzo di giustizia.
Un arresto a sorpresa?
La Direzione investigativa antimafia, il 7 aprile 2022, presentava al parlamento una elazione in cui è scritto che
"Matteo Messina Denaro è ancora la figura criminale piu' carismatica di Cosa Nostra e in particolare della mafia trapanese. ... Nonostante la lunga latitanza egli resterebbe il principale punto di riferimento per far fronte alle questioni di maggiore interesse che coinvolgono l'organizzazione oltre che per la risoluzione di eventuali controversie in seno alla consorteria o per la nomina dei vertici di articolazioni mafiose anche non trapanesi". ... Ma esiste "uno strisciante malcontento in alcuni affiliati", si legge nella relazione: "insoddisfazione connessa con le problematiche derivanti dalla gestione della lunga latitanza, peraltro resa difficile dalle costanti attività investigative che hanno colpito in larga parte la vasta rete di protezione del boss".
Come avvenuto per Riina e per Provenzano, e come hanno dichiarato in passato anche persone che hanno operato ad alto livello in attività investigative, l'arresto del boss dei boss della mafia siciliana è diventato il metodo con cui la Cupola si sbarazza del vecchio capo per sostituirlo con il nuovo. Quindi, l'arresto odierno di Matteo Messina Denaro è da intendersi, probabilmente, come un avvicendamento ai veritici di Cosa Nostra.
La politica adesso festeggia
"Finché una tessera di partito conterà più dello Stato, non riusciremo mai a battere la mafia", diceva Carlo Alberto Dalla Chiesa. "Rapporti tra mafia e politica, tra mafia e potere non possono più perpetuarsi", si auspicava di recente Nino Di Matteo... Il problema è tutto qui.
Tanto per capirci... Nel luglio del 2021, l'ex senatore di Forza Italia D'Alì veniva condannato a 6 anni per rapporti con le cosche mafiose e con esponenti di spicco dell'organizzazione, come il superlatitante Matteo Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, fin dai primi anni '90, e avrebbe cercato l'appoggio elettorale delle "famiglie".
Quello sopra riportato è solo un esempio... di un problema che riguarda tutti i partiti presenti in Parlamento che, in cambio di pacchetti di voti, fanno finta di non vedere e di non sapere che tizio o caio sono candidati con un passato non cristallino e, pertanto, che è meglio non inserire nelle proprie liste. Invece, fanno l'esatto contrario. Non solo. Per tutelare l'illegalità, il precedente governo e quello attuale stanno completando una controriforma della giustizia penale che ha dell'incredibile, tanto è assurda per come finisce per istituzionalizzare l'illegalità... a livello penale.
E tanta, in Italia, è l'attenzione per la lotta alla criminalità organizzata che del maxi processo di Gratteri contro la 'ndrangheta, Rinascita Scott, non ne parla nessuno, nè i politici, nè la stampa nazionale, tanto che per saperne qualcosa, bisogna affidarsi alla stampa estera.
E adesso, sia la politica che la stampa festeggiano la cattura di un boss che, quasi certamente, era già stato sostituito alla guida della cupla mafiosa.
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