Le navi della nostra Guardia Costiera che potrebbero intervenire nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare sono ferme nei porti:  la Diciotti a Catania, la Dattilo ad Ancona, la Gregoretti a Napoli...

Questo perché il precedente governo Lega 5 Stelle si è opposto al rifinanziamento della missione Sophia, rimasta in piedi solo per mandare in volo dei ricognitori con compiti di avvistamento, il cui scopo sembra solo quello di far intervenire, quando possibile, la Guardia costiera libica.

Ma secondo quanto ha riportato Avvenire alcuni giorni fa, facendo riferimento ad un documento riservato di Bruxelles, l'Ue ammette che il venir meno della missione Sophia - che ha causato il ritiro delle missioni navali - ha finito per fare "il gioco delle mafie che trafficano uomini, armi e petrolio", mentre l'inviato Onu a Tripoli, Ghassam Salamé, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato che:

«migranti e rifugiati continuano a rischiare uccisioni illegali, torture, maltrattamenti e abusi, detenzione arbitraria e illegale privazione della libertà» denunciando «stupri e altre forme di violenza sessuale e di genere, schiavitù e lavoro forzato, estorsione e sfruttamento». ...«Persistono preoccupazioni gravi anche in relazione al trasferimento di migranti intercettati in mare dalla Guardia costiera libica verso centri di detenzione ufficiali e non ufficiali», in particolare «il centro di detenzione di Zawiyah e il centro di detenzione di Tajoura, che l'1 agosto le autorità assicurarono di voler chiudere».

Invece, nel rapporto riservato, depositato a luglio presso il Consiglio Ue dai vertici militari della missione Sophia, si legge che:

«Era chiaro - si legge a pagina 3 - che per avere un impatto strutturale sul modello commerciale dei contrabbandieri sarebbe stato necessario operare all'interno delle acque territoriali libiche e a terra». Tuttavia, «è stato impossibile».

In pratica, senza le navi militari della missione Sophia a vigilare nel Mediterraneo centrale, è accaduto e continua ad accadere quanto denunciato dell'inviato Onu:

«Ripetute spedizioni di materiale bellico importato in violazione dell'embargo», tra cui si contano «pezzi di ricambio per i caccia e i carri armati, proiettili e missili» con «circa 60 navi sospettate di essere coinvolte» nei traffici.


E invece di interrogarsi sulle conseguenze nefaste prodotte da decreti insensati e illegittimi, che oltretutto finiscono per inasprire il conflitto in Libia e incrementare il numero di quanti fuggono da un Paese in guerra, gli estremisti di destra, ingrugniti nella loro supposta umanità, tuonano contro l'aumento delle partenze dal nord Africa, annunciato già alcuni giorni fa da Alarm Phone.

In base agli ultimi dati, che comunque sono in continuo aggiornamento, sono circa 400 i migranti a bordo delle navi delle Ong Open Arms, Alta Mari, Ocean Viking in attesa di essere sbarcati in un porto sicuro, mentre allerte per imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo centrale si susseguono uno dopo l'altra. Ai migranti salvati, ci sono da aggiungere quelli che non ce l'hanno fatta, circa 500, che in parte vengono riportati nell'inferno dei centri di detenzione libici, in parte annegano in mare, come dimostrano i corpi rinvenuti in queste ore sulla spiaggia di al Khoms (Libia).

Inoltre, continuano gli sbarchi autonomi sulle coste italiane e non solo a Lampedusa, ma anche sulle coste dello Ionio, compresa la Puglia, dove sono sbarcate una cinquantina di persone, tra cui numerosi bambini.

Ieri, intorno a mezzogiorno, la nave Alan Kurdi ha lasciato il porto di Taranto comunicando di aver diretto la prua verso la SAR nel Mediterraneo centrale. Ce n'era bisogno!