Francesco I° ha ribadito che la sacralità del segreto confessionale deve rimanere intatta, in quanto vanificherebbe il sacramento della confessione.

Tale segretezza non può essere scalfita nemmeno quando a farne le spese sono dei minori abusati da preti pedofili. 

La questione è diventata attuale da vario tempo, dal momento che l’Australia ha richiesto spesso che quanto fosse rivelato in sede confessionale diventasse pubblico, almeno nei casi in cui quanto detto in sede fosse rilevante ai fini di un’inchiesta giudiziaria.

Ma Francesco I° definisce “sacro e inviolabile” il sacramento della confessione, ed è pronto a difenderlo a tutti i costi.

Per quanto si dica che Francesco I° sia un Papa "rivoluzionario", con lui la dottrina ecclesiastica non ha subito alcun cambiamento chiave oltre a chiacchiere del tutto irrilevanti.

Se si può capire (fino a un certo punto) la preoccupazione di Bergoglio, che in mancanza di tale segreto a confessarsi non c'andrebbero nemmeno quei pochi che ancora ci credono, quello che almeno avrebbe potuto dire (e si è guardato bene dal farlo) è che il confessore - in presenza di rilevanza penale dei peccati confessati - dovrebbe avere almeno l'obbligo di subordinare la concessione dell'assoluzione alla regolazione dei conti con la giustizia civile.

Ma, per l'appunto, non l'ha detto.