Giovedì, prima della mezzanotte, i media italiani e non solo lanciavano la notizia che l'esercito israeliano aveva iniziato l'invasione da terra della striscia di Gaza, dando per scontato quanto diffuso dall'esercito israeliano.

Solo pochissimi media si ricordavano di specificare che la notizia era stata lanciata dall'IDF (cioè dalle forze di difesa israeliane, l'esercito di Tel Aviv). Solo Al Jazeera non parlava dell'invasione di Gaza, perché il suo corrispondente nel sud di Israele non la confermava.

Difficile poter affermare se l'IDF abbia diffuso  intenzionalmente o meno la notizia. Venerdì mattina, in ogni caso, l'IDF ha riportato le conseguenze dell'attacco notturno a Gaza - che comunque c'è stato - in cui dichiara di aver danneggiato molti chilometri del sistema di tunnel di Hamas. Nell'operazione, sono state impiegate 160 unità tra aerei, carri armati, artiglieria e fanteria lungo il confine della Striscia, all'interno della quale sono stati colpiti 150 obiettivi.

Oltre agli obiettivi colpiti, l'esercito di Israele si è però dimenticato di elencare i morti causati fino a questo momento dai bombardamenti israeliani.

I dati più recenti parlano di almeno 119 vittime palestinesi, tra cui 31 bambini, mentre sarebbero più di 800 i feriti dallo scoppio delle ostilità, iniziate lunedì scorso. Centinaia di famiglie palestinesi si stanno rifugiando nelle scuole gestite dalle Nazioni Unite, ma non sembra una buona idea come è spiegato più avanti in questo articolo.

Sei le vittime israeliane e un cittadino indiano, oltre a numerosi feriti.

I lanci di razzi da Gaza verso Israele sono continuati anche nella notte di venerdì ed hanno avuto come obiettivo la città di Ashkelon. 

Venerdì, in gran parte della Striscia non vi è energia elettrica, secondo quanto riporta l'agenzia Wafa, informando che tutte le linee elettriche che provengono da Israele sono state interrotte a causa dei bombardamenti in corso, mentre l'unico impianto in grado di generare energia nell'area centrale di Gaza non funziona perché ha esaurito il carburante dopo la chiusura da parte di Israele dell'unico valico di frontiera da cui è consentito l'ingresso delle merci.

Inutile aggiungere che il blackout dell'elettricità nella Striscia di Gaza minaccia un disastro umanitario perché finirebbe per interessare settori vitali, quali quelli della sanità, della fornitura di acqua, dei servizi pubblici, con tutte le conseguenze del caso.

Tra gli obiettivi colpiti da Israele a Gaza anche due scuole dell'UNRWA, nonostante tutte le sue strutture siano chiaramente contrassegnate con una bandiera delle Nazioni Unite.

Ma la guerra in atto ha acceso anche le manifestazioni di protesta in Cisgiordania e scontri tra le comunità arabe e ebree in alcune città all'interno dello Stato di Israele. Questo il resoconto dell'agenzia Wafa.

Le proteste si sono svolte a Nazareth, Sakhnin, Reineh, Be'neh, Deir al-Asad, Kafr Qare, Qalansawe, Arraba, Baqa al-Gharbiya, Kafr Manda, Yafr Kanna, Tuba-Zangariyye, Yafa an-Naseriyye, Sha'ab, Shefa Amr, Lod, Ar'ara, Tamra, Haifa e molte altre città e villaggi.

Molte di queste proteste sono state represse dalla polizia israeliana, che secondo quanto riferito ha arrestato molti dei manifestanti.

Nella città di Lod, sono scoppiati nuovi scontri tra cittadini palestinesi ed ebrei che hanno attaccato una moschea e sparato contro molte case abitate da arabi israeliani.

A Jaffa, un gruppo di coloni protetti da una scorta di polizia ha aperto il fuoco contro una moschea mentre diversi fedeli erano all'interno. Non sono stati riportati feriti.

Ad Haifa, la polizia israeliana ha arrestato 30 manifestanti palestinesi, compreso un bambino di 10 anni, mentre manifestavano a sostegno di Gerusalemme e Gaza. Sempre ad Haifa, coloni ebrei hanno fatto irruzione nel quartiere palestinese di Wadi Jamal, sparando colpi di arma da fuoco e lanciando granate assordanti.