"Finalmente Giovanni Toti si è dimesso, anche se con molto ritardo. Sono passati 80 giorni in cui la Liguria è stata ferma, paralizzata, tenuta a i domiciliari con lui.Ora abbiamo l'occasione per restituire la parola ai cittadini e alle cittadine liguri, l'occasione per le forze alternative alla destra di costruire un progetto che guardi al futuro della regione e che sia all'altezza delle emergenze che lì vanno affrontate".

Così la segretaria dem Eddy Schlein ha commentato le odierne dimissioni del presidente della regione Liguria. Sulla stessa linea la dichiarazione del Movimento 5 Stelle che, con quasi tutti gli altri partiti dell'opposizione, era sceso in piazza a Genova lo scorso 18 luglio per chiedere a Giovanni Toti di rimettere il mandato:

"Giovanni Toti si è finalmente dimesso, ponendo fine alla paralisi della Regione Liguria. Ora potrà affrontare le sue vicende giudiziarie senza tenere in ostaggio le istituzioni. La scelta sul futuro della regione passa ora nelle mani dei cittadini".

Le dimissioni di Toti sono state comunicate questa mattina, dopo quasi tre mesi dagli arresti domiciliari cui era sottoposto a seguito di un'indagine per corruzione. Toti era stato eletto presidente alla guida della Regione Liguria, per la prima volta l'11 giugno 2015 e rieletto poi nel 2020. Pertanto, le dimissioni anticipano solo di qualche mese il rinnovo del Consiglio regionale, già previsto per il 2025. A depositare la lettera di remissione del mandato è stato intorno alle 10.40 l'assessore regionale Giacomo Giampedrone, dopo esser stato delegato dallo stesso Toti.

Le dimissioni, a questo punto, dovrebbero far riconsiderare ad inquirenti e giudici la necessità degli arresti domiciliari, per la mancanza di possibilità di inquinamento delle prove o ostacolo alle indagini.

Un aspetto che ha fatto infuriale il leader di Azione, Carlo Calenda:

"Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare a dimissioni un Governatore attraverso l'imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di Diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana".

Come lui la pensa il (post) fascista di FdI, Carlo Fidanza

"Ho collaborato con Giovanni Toti per due anni, durante la mia esperienza di Commissario dell'Agenzia regionale ligure per il turismo. Ho conosciuto un Presidente che si è speso senza sosta per far rinascere una terra meravigliosa ripiegata su sé stessa da decenni di potere rosso, raggiungendo risultati straordinari. Tra chissà quanti anni forse conosceremo la verità giudiziaria e magari sarà diversa da quella di questi mesi bui. Intanto rimane l'amaro in bocca per un utilizzo spregiudicato della custodia cautelare che ha finito col sovvertire la volontà popolare. La migliore risposta sarà una campagna elettorale coraggiosa, da condurre rivendicando con orgoglio le tante cose fatte e la necessità di non tornare indietro alla stagione dell'immobilismo. Non sarà semplice ma sapremo farci trovare pronti".

Naturalmente, Calenda e Fidanza evitano di ricordare all'opinione pubblica cui si rivolgono che all'estero - al di là dei contenuti dell'inchiesta, ma solo per il modo in cui Toti ha "interpretato" nella forma l'incarico pubblico di sui è stato investito - una qualsiasi altra persona si sarebbe già dimessa... fin da subito.