I missili di cartone della Corea del Nord riportano Trump alla realtà dei problemi di politica interna
La politica non sembra prescindere da quelle che, banalmente, non possono non esser definite convenzioni. Un po' come a teatro. Ed è così che possiamo definire la vicenda coreana.
Il dittatore che aveva promesso il lancio del missile come ciliegina sulla torta in occasione della festa per la celebrazione annuale del parente fondatore della nazione, il missile di cartone che al massimo riesce a rimanere in volo solo per quattro o cinque secondi, gli americani vigili della sicurezza mondiale che osservano sornioni pronti ad intervenire nel caso lo ritengano necessario... Questa la rappresentazione dello spettacolo ed il mondo a fare da spettatore.
Kim Jong Un ha fatto l'ennesimo test missilistico che si è risolto in un fallimento. Gli americani hanno dislocato il loro gruppo navale da battaglia nell'area, per dar modo a Trump di far dimenticare all'opinione pubblica americana i fallimenti della sua politica interna. Dopo il bombardamento in Siria, l'altro cattivo da tenere a bada era in Corea.
Adesso, però, dopo che il test missilistico è fallito, a dimostrazione che la minaccia della Corea del Nord alla sicurezza dei paesi orientali e non solo sia in questo momento poco credibile, per Trump sarà inevitabile tornare a confrontarsi con le decisioni di politica interna, finora sicuramente più minacciose, esplosive e devastanti per la sua immagine e la sua amministrazione, rispetto alle bombe siriane o nord coreane.
Ne sono la riprova gli scontri di ieri che si sono verificati in un parco di Berkeley, sede di una delle più celebri università della California - centro nevralgico delle proteste contro la guerra in Vietnam negli anni '60 - dove oppositori e sostenitori di Donald Trump che si erano dati appuntamento per dei rispettivi raduni hanno finito per venire alle mani dando vita ad una scazzottata generale che ha costretto la polizia ad intervenire per dividere i due campi avversi, arrestando anche una ventina di persone.
I sostenitori di Trump avevano organizzato un evento chiamato "Patriots Day" con tanto di picnic. Contemporaneamente, gli avversari di Trump hanno pensato bene di organizzare a loro volta una contro manifestazione. Così, un migliaio di persone hanno finito per insultarsi a vicenda finché alcuni non hanno pensato che fosse arrivato anche il momento di usare le mani.
Quanto avvenuto a Berkeley è la spiegazione più evidente dell'attivismo militare di Trump all'estero. Ma, adesso che i cattivi per il momento non sono più una minaccia, Trump sarà costretto di nuovo ad occuparsi di sanità, lavoro, ambiente, immigrazione. Minacce ben più reali e consistenti, per lui, di quanto lo siano Bashar al-Assad e Kim Jong Un, a causa dell'incapacità e dell'incoerenza finora dimostrate nel cercare di risolverle.