Ne aveva già parlato qualche settimana fa il Corriere. Ha ripreso la vicenda anche Rai News, in un servizio andato in onda martedì.
La notizia riguarda il dott. Massimo Del Bene, direttore responsabile del reparto di Chirurgia plastica ricostruttiva dell'Ospedale San Gerardo di Monza.
Una parte della sua attività, e naturalmente quella del suo team, è dedicata alla ricostruzione delle mani dei migranti fuggiti dagli orrori dei lager libici.
Ricordate il perfido, inumano, bastardo, lurido, cinismo con cui politici, commentatori e alcuni italiani, tutta gente di risulta, descrivono i migranti salvati in mare e fuggiti dalla Libia come se fossero turisti reduci da un soggiorno in una qualche località termale alla moda?
In realtà non è così. A dimostrarlo è l'attività del Dott. Massimo Del Bene che denuncia l'esistenza di una "Auschwitz" a 120 miglia dalle coste italiane.
È lui stesso a dire, al microfono di Elisabetta Santon che l'ha intervistato, che riportare o accettare che vengano riportati i migranti in Libia è la stessa cosa che aver riportato ad Auschwitz le persone riuscite a fuggire dai lager nazisti.
Le mani di coloro a cui il dott. Del Bene tenta di restituire almeno una parte delle funzionalità originali sono state mani prese a martellate, con la rottura scomposta delle ossa, nervi e tendini recisi.
Queste sono le condizioni delle mani che testimonierebbero il benessere di cui, secondo alcuni, avrebbero goduto i migranti nei resort libici.