PALERMO - Il Matrimonio celebrato in chiesa ha un valore diverso rispetto a quello redatto in Comune o alla semplice convivenza. E’ qualcosa di molto più profondo e grande.  Ci ricorda Riccardo con la sua voce serafica, un “missionario del Vangelo” come lui stesso si definisce e volontario di “Speranza e Carità” sodalizio di solidarietà, voluto da Fratel Biagio. Riccardo, fraterno amico di Fratel Biagio ha condiviso con lui tanti momenti della sua vita, il lungo cammino di missione per l’Italia, anche quelli più dolorosi della malattia che colpì il giovane ora in concetto di santità. Oggi Riccardo, nella sede di “Speranza e Carità” accoglie i pellegrini che si recano sulla tomba del fondatore.

Io e Barbara, uniti in matrimonio da Fratel Biagio nel febbraio 2016 (in foto), abbiamo risposto ad una chiamata speciale: dedicare la nostra vita a chi è in difficoltà, con la consapevolezza che senza Gesù non si può fare niente (GV 15, 5: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”). Due persone – continua Riccardo sulla esperienza del matrimonio come croce luminosa - si dichiarano amore per tutta la vita nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, consapevoli che ciò è possibile solo unendosi in sodalizio con Gesù Cristo. Con esso si suggella un rapporto che durerà per sempre, - così nell’articolo di Riccardo, pubblicato anche su “Matrimonio Cristiano” - un amore a tre, consistente nell’amare Gesù, e con quell’amore perfetto e trinitario amare il coniuge. 

Riccardo Rossi è un noto giornalista, che a Napoli veniva chiamato “mastino napoletano”. Negli anni Novanta è stato l’addetto stampa di molti personaggi illustri e politici. Era entrato in un meccanismo dove la notizia non era sempre autentica, ma era scritta per compiacere qualcuno. In quegli anni Riccardo era un ateo convinto. Ma un giorno a Torre Annunziata, nel 1999, qualcosa cambiò nella sua vita. In una chiesa, davanti alla statua della Madonna, sentì dentro di sé una pace celestiale che lo portò a iniziare un percorso di fede.

Agli inizi della nostra relazione lavoravo in politica, - racconta Riccardo Russo -  seguivo vari organi istituzionali, ma quando ho sentito la chiamata ho cambiato vita. Barbara invece lavorava in un negozio di arredo casa e quando possibile faceva volontariato; ha sentito di seguirmi in questa nuova vita per gli altri ed ora da sposi, dopo aver lasciato prima io, poi lei, i nostri rispettivi lavori, viviamo di sola provvidenza. Ma bisogna sempre tenere presente che, indipendentemente dalla nostra occupazione o vocazione, la prima chiamata che abbiamo quando ci sposiamo è al matrimonio, al dono verso il proprio coniuge, ai figli; ciò però non significa che dobbiamo chiuderci nella nostra famiglia, ma dedicarci anche con tanto impegno al nostro prossimo.

 

Il periodo storico che stiamo vivendo non è certo facile, possiamo dire senza dubbio che siamo in piena Apocalisse con stravolgimenti valoriali di cui le famiglie ne sono state sommerse, sono sempre più nell’occhio del ciclone; qui al sud circa il 50% di chi si sposa, si separa, a Verona, città dove vive la mia famiglia di origine, addirittura in pochissimi si sposano in chiesa e la maggior parte di queste poi si separano.

 

Nel matrimonio abbiamo tre grandi nemici: il nostro io, l’idea che abbiamo del matrimonio, e il maligno, in questi tempi è sempre più presente. Noi, come cristiani, nella nostra vita – e quindi anche nel matrimonio – vogliamo cercare di porre al centro il Vangelo, mettendolo in pratica; ciò significa amare in maniera incondizionata, piena e non aspettandoci nulla in cambio. Perdonando. 

 

Col tempo nasceranno tante prove da superare: malattie, crisi, differenze di carattere, lutti familiari, incidenti etc. La nostra misura per affrontare tutto deve essere una sola, l’amore, che può sfociare anche nel sacrificio. Il nostro riferimento vuole essere la Croce, in cui crocifiggere il nostro io. La Croce fonde le volontà di entrambi, spesso diverse e la fa scorrere in una volontà nuova, perché dalla morte di quelle due volontà nella Croce, uscirà la Volontà Divina luminosa, gloriosa: quella croce di Luce attraverso cui regnerà l’armonia, la pace, la concordia, la lealtà, l’altruismo, il rinnegamento di sé stesso per l’esaltazione dell’altro, in una sola parola l’Avvento del Regno di Dio.  

In sintesi, vogliamo cercare di rendere felice il nostro coniuge!  Dobbiamo fare noi il primo passo e diventare noi, fusi in Gesù e Maria, il cambiamento che vogliamo nell’altro, solo diventando amore donato tutto diventa nuovo! Anche noi – ricorda Riccardo - ogni giorno lottiamo con i nostri limiti, miserie, fragilità, tante sono state le cadute, le incomprensioni. Siamo in cammino, e cerchiamo di abbandonarci totalmente alla Divina Volontà, in modo da diventare un matrimonio di Luce e quella Luce donarla a tutti!

Altro ostacolo da non sottovalutare è il maligno che interviene nei matrimoni in maniera devastante; bisogna conoscere i suoi attacchi e reagire nell’unico modo possibile, indossando le armi della fede e meditando la Passione di Cristo. A tal proposito Gesù ci dice: “Il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della mia Passione”; “Sicché, se si ricorda venti, cento, mille volte della mia Passione, tante volte di più godrà gli effetti di essa”. Tutti i rimedi che ci vogliono a tutta l’umanità, nella mia Vita e Passione ci sono”.

Per meditare la Passione di Cristo e per fondersi in Gesù ho letto un prezioso libro che mi ha donato tanto e che consiglio: ”Le 24 Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”, di Luisa Piccarreta, Piccola Figlia della Divina Volontà. Per proseguire in questo meraviglioso cammino di fede bisogna approcciare anche alla lettura dei Libri di Cielo, della stessa autrice. Si tratta – ricorda Riccardo - di numerosi volumi, in cui vengono riportate nuove esagerazioni di amore di Gesù, verità rivelate all’autrice da Gesù stesso, che ci danno gli strumenti per prendere il “posto” che nella notte dei tempi Dio ha pensato per noi. E posso dirvi che ho già avuto vari doni: una più profonda adesione alla Parola di Dio, la capacità di leggere i segni, maggiore pazienza, più collaborazione nelle faccende domestiche, il dono di leggere insieme a Barbara i “Libri di Cielo”; questi scritti ci danno la consapevolezza che ogni avversità è una predilezione d’amore di Cristo, per mondarci e camminare verso la fusione con Gesù e Maria. In Missione, grazie a queste letture, ho provato gioia quando è morto Fratel Biagio, e non dolore: avevo la certezza che era in Cielo e potevo solo essere felice per lui; perdevo un amico ma trovavo la Speranza di una vita eterna. Sono convinto che le esortazioni che ricevevo da Fratel Biagio, mentre si curava dal cancro, a fidarmi solo di Dio, mi abbiano aiutato a ricevere il dono della conoscenza della Divina Volontà. Gesù ci vuole felici e di nuovo uniti a Lui per sempre, come ci pensò in principio!