"Conte e il Movimento 5 stelle bruciano la migliore (e forse ultima) riserva della Repubblica impegnata a governare l'Italia in un momento drammatico tra crisi energetica pandemia e inflazione. La follia italiana sta tutta qui"."In barocco linguaggio politichese [riferendosi a Lega e Forza Italia pronte ad ascoltare Draghi ma senza aver timore per il voto, ndr] vuol dire che di un eventuale Draghi bis non gliene importa nulla. La Lega (e Forza Italia che oramai ne è una corrente) hanno grandi responsabilità nelle dimissioni di Draghi. Difficile fidarsi di chi propone le stesse ricette populiste dei 5S"."Conte e 5S hanno voltato le spalle all’italiano più autorevole al mondo e il cdx grida 'al voto'. Per tenere Draghi al Governo i partiti più responsabili assicurino un sostegno leale su un’agenda di riforme precisa. Nella Lega prevalgano i governisti, il Pd rinunci ai 5S"."Alla fine Draghi dovrà scegliere se preservare la sua impeccabile dignitas o rimettersi in gioco per provare a lasciare una traccia nella storia d’Italia. La prima è la scelta avveduta di una riserva della Repubblica, la seconda è quella “grande” e generosa di uno statista".
Le dichiarazioni Calenda, sopra riportate, riassumono lo stato d'animo delle forze politiche centriste in relazione alla crisi di Governo in atto. Calenda, di fatto, è uno dei tanti galoppini di Confindustria, sbocciato proprio nella Confindustria di Montezemolo, che adesso si è inventato, come altri prima di lui, capopopolo di un partito personale grazie ai giudizi senza appello distribuiti tramite i suoi account social contro chi, al momento, gli fosse stato più antipatico di altri. Calenda critica i 5 Stelle facendo credere che siano ancora quelli di Casaleggio, quando lui, in forma diversa, ne ripercorre le orme.
Questo solo per far capire le condizioni (disperate) in cui sopravvive l'Italia di oggi, priva oltretutto di un'informazione anche pur vagamente imparziale che possa far da guida alle persone, riassumendo ciò che accade in base ai fatti.
E rimanendo ai fatti, la crisi di governo attuale è stata avviata da Mario Draghi.
Si può dire che sia stata apparecchiata da lui con quanto fatto e detto nelle ultime settimane ma, volendo limitarci ai fatti, è lui che si è dimesso senza che nessuno lo abbia di fatto sfiduciato. Il gruppo 5 Stelle ha dichiarato la sua contrarietà alla conversione in legge di un decreto in cui è stato inserito un ulteriore provvedimento che non aveva nulla a che fare con i contenuti iniziali. I 5 Stelle, dopo aver suggerito di votarne i singoli punti (proposta rifiutata da Draghi), non hanno votato.
Nonostante tutti i giornaloni se ne siano dimenticati, hanno fatto la stessa cosa che hanno fatto i renziani un mesetto fa, rifiutandosi di votare la riforma del CMS della ministra Cartabia, un provvedimento del governo Draghi.
Ma in quel caso Draghi non si è dimesso. Perché?
Nessuno se lo chiede. E, se non sbaglio, anche la Lega in passato - in CdM e forse anche in aula - si è dichiarata contraria ai provvedimenti del governo rifiutando di avallarli. Ma Draghi, però, si è dimesso, LUI, quando a puntare i piedi sono stati i pentastellati. E tutti, adesso a gettar fango su di loro.
Dopo i fatti, le ipotesi. Perché Draghi si è dimesso?
Perché pensava di non poter più tenere insieme la maggioranza, sempre più instabile con l'approssimarsi delle elezioni e della spartizione dei soldi del PNRR. Conte è stato colui che è riuscito a dar vita al PNRR e quando si è passati al dunque... cioè come distribuire quei soldi, Conte è improvvisamente diventato, più o meno, un mezzo imbecille incapace d'intendere e di volere, in base a quanto ha iniziato a voler far credere il solito Renzi con il supporto dei media al seguito, strombazzando a destra e a manca le dichiarazioni di uno che nel Paese rappresenta solo se stesso e i suoi "sponsor". Quindi, la ripartizione dei soldi del PNRR richiedeva al Governo uno come Draghi che desse garanzie che venisse rispettato il manuale Cencelli mai tramontato. Pertanto, una possibilità è che Draghi possa rinascere dalle sue ceneri senza che i 5 Stelle che possano più in qualche maniera ostacolare le elargizioni da fare come Cencelli comanda. Per chi se lo fosse dimenticato, per buona parte di quelli che siedono in Parlamento, i soldi devono generare consenso per confermarli nelle attuali posizioni di potere. Per quei politici, il bene dell'Italia è solo funzionale al loro ritorno, che deve comunque essergli garantito... in un modo o nell'altro.
L'altra ipotesi è ancora più semplice. Draghi si è reso conto che a settembre non sarebbe più stato in grado di tappare i buchi che si sono a poco a poco creati. A quel punto, se avesse dovuto alzare bandiera bianca in corso d'opera, avrebbe perso la sua credibilità. Meglio andarsene prima, facendo pure la vittima... tanto ci pensano i giornali di Confindustria a convincere gli italiani che la colpa è dei 5 Stelle. Non si deve neppure disturbare. In fondo, se Draghi dice di servire lealmente il Paese senza avere interessi di parte, perché non farsi sfiduciare nel CdM o in Aula? Inoltre, perché, se esiste comunque una maggioranza, non dover continuare a governare? A lui che importa la presenza o meno dei 5 Stelle, dato che è un tecnico e non un politico? Non appartiene mica ad un'area di riferimento che richieda, per varie ragioni, la presenza o meno di un determinato partito. Se i numeri li ha può tranquillamente continuare a fare ciò che faceva in precedenza. E a ben guardare ha sempre fatto ciò che a lui è sembrato più conveniente.
Ci sono altre ipotesi altrettanto sostenibili, almeno in base ad un po' di logica? Personalmente non credo. Pertanto, in base a quanto accadrà mercoledì, capiremo qualcosa in più del perché Draghi abbia deciso di creare questa crisi di Governo.