Nato a Ravenna nel 1885 da famiglia della media borghesia, studia in seminario. Ordinato sacerdote, destinato alla sede di Argenta (Ferrara) entra in consonanza solidale con la povertà diffusa del bracciantato agricolo. Cappellano militare volontario nella prima guerra mondiale, decorato di medaglia d'argento.

Attivo promotore di opere caritatevoli, dà vita a circoli sociali per l'acculturamento delle classi umili e ai primi nuclei del sindacalismo cattolico nella Bassa ferrarese. Si oppone alle violenze delle squadre fasciste sostenute dai proprietari terrieri, capeggiate da Italo Balbo, ostili alle più elementari rivendicazioni salariali dei lavoratori agricoli.

Il 17 aprile 1921 Argenta venne "occupata" per l'intera giornata dalle squadre armate di Italo Balbo, giunte da tutta la provincia per un'azione intimidatoria nei confronti del sindaco Zardi, cui fecero seguito, il 19 aprile, le dimissioni del Consiglio comunale.

Poche settimane più tardi, nel clima arroventato delle elezioni politiche, la situazione precipitò: ad Argenta la prima vittima del fascismo fu il sindacalista e consigliere comunale socialista Natale Gaiba, assassinato il 7 maggio. Lui condanna la violenza squadrista attirandosi ripetute minacce, rifiutando ogni collaborazione col fascismo dilagante.

La sua voce si leva con chiarezza in una lettera a un amico prete:«Quando un partito (il fascista) quando un governo, quando uomini in grande o in piccolo stile denigrano, violentano, perseguitano un’idea, un programma, per me non vi è che una soluzione: passare il Rubicone e quello che succederà sarà sempre meglio che la vita stupida e servile che ci si vuole imporre».

La sera del 23 agosto 1923, nei pressi della canonica, viene aggredito e ucciso da ripetuti colpi di manganello sulla testa da alcuni squadristi di Balbo. Vennero individuati colpevoli e mandanti, ma al processo furono tutti assolti. Sul delitto cadde il silenzio. Solo dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda guerra mondiale la vicenda verrà chiarita, anche se i due assassini amnistiati.


Così, esattamente 100 anni fa, moriva Don Giovanni Minzoni, prete e antifascista.

E proprio perché antifascista, nonostante fosse un prete, gli odierni (post) fascisti - profeti del motto dio, patria e famiglia - che adesso sono maggioranza in Parlamento e, ipocritamente e ridicolmente, pretendono di farsi chiamare conservatori... di questo centenario si guardano bene di parlarne.

Ed è anche per questo che è giusto e doveroso ricordarlo.