Il conflitto nel Caucaso si è riacceso e le sue conseguenze possono portare la situazione fuori controllo in quella che è considerata una zona di rilevanza strategica e geopolitica importante.  Il Nagorno-Karabakh propriamente detto e sette distretti circostanti furono sottratti all’esercizio della sovranità di Baku dalla conquista e occupazione militare armena dopo un conflitto che si protrasse tra il 1988 ed il 1994.

Si tratta di una regione azerbaigiana e non lo sostiene solo il governo di Baku ma anche l’Organizzazione Nazioni Unite che sul conflitto ha emanato nel 1993 quattro distinte risoluzioni (822, 853, 874 e 884). 

I testi ribadiscono l’integrità territoriale dell’Azerbaigian e chiedono il ritiro delle forze di occupazione dai territori azerbaigiani.
L’ Armenia, da parte sua, sostiene che tali risoluzioni furono votate dal Consiglio di sicurezza fra l’aprile e il mese di novembre 1993 in una situazione contingente legata allo sviluppo progressivo della guerra in atto e non vuole tenerne conto.

Purtroppo ieri 17 ottobre l’esercito armeno ha lanciato un missile SCUD, quelli usati da Saddam per intenderci, contro la città di Ganja, la seconda città più importante dell’Azerbaigian provocando morti e feriti tra la popolazione civile. 

 L’ Azerbaigian oggi è un partner strategico non solo della Turchia, la quale ha un forte rapporto economico con Baku, ma anche dell’Italia. Infatti, la Repubblica di Azerbaigian è stabilmente tra i primi tre fornitori di petrolio dell’Italia ed è dal territorio azero che parte il gasdotto transadriatico (TAP) .

Gli studenti e i cittadini dell’Azerbaigian residenti a Milano e Roma hanno organizzato manifestazioni per sensibilizzare gli italiani su quanto sta accadendo nel loro paese.