I Disastri geopolitici e culturali che può provocare una cattivo regime democratico della durata di 4 anni (e proprio per la sua brevità, se sprovvisto di serie virtù democratiche, sarà affamato di soluzioni rapide senza riflessioni e refrattario a intermediazioni) possono essere peggiori di quelli inflitti da una dittatura eterna senza elezioni. Il motivo è insito nella natura della dittatura, perché quest'ultima può prendersi tutto il suo tempo per compiere il suo eterno mandato e le nefandezze sono diluite nel tempo e affrontabili col tempo. Regimi come quello cinese, nordcoreano o russo, non hanno alcuna fretta di completare mosse geopolitiche di lunghissimo orizzonte perché non corrono (almeno teoricamente) il rischio di ribaltamenti della loro linea politica interna.

Pensiamo alla politica cinese della colonizzazione etnica ad opera dell'etnia maggioritaria (gli Han) sui territori nord occidentali e sud occidentali come il Tibet o lo Xinjiang (dove vivono gli uiguri e su cui avevo scritto in precedenza). Le politiche di colonizzazione di massa, l'assimilazione culturale ed economica, e le conseguenti azioni repressive, durano da decenni e, anche se le fasi sono state contraddistinte da alcuni ammorbidimenti, la politica di fondo è rimasta immutata fino ad oggi. Pensiamo alla strategia mirante a riprendersi Taiwan, fatta in sordina da decenni e, appunto, senza fretta ma inesorabilmente (a meno di una voce grossa di tutto l'Occidente, USA compreso). E che dire di Hong-Kong? E delle politiche di riannessione territoriale delle ex repubbliche socialiste in corso da 30 anni in Russia, dalla guerra in Cecenia, alla Georgia, e oggi all'Ucraina e della campagna di epurazione fisica e culturale di qualsiasi dissenso interno, dall'omicidio Politkovskaja a Navalny? E potremmo continuare.

 Tutti fatti deprecabili, spesso in barba a tutte le convenzioni internazionali e i diritti umani. Loro hanno il tempo, ma noi gli orologi per rispondere attuando sanzioni economiche o denunce all'interno dei principali organismi internazionali, avendo il tempo di preparare le mosse, le contromisure, ma pur sempre nell'ambito della legalità e degli spazi di manovra delle suddette convenzioni di cui, tra l'altro, fanno parte le stesse dittature. Insomma, seppur distorta, esiste una prassi diplomatica scaturita dai nuovi assetti, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, incentrata sulla terzietà di alcuni organismi super partes istituiti proprio al fine di evitare pericolose derive unilaterali. Certo, La Russia, che è membro permanente dell'ONU (perché uno dei vincitori dell'ultima guerra), può decidere di infrangere le regole, come ha fatto con l'Ucraina, ma siede pur sempre al tavolo per essere richiamata alle proprie responsabilità, rimanendo sotto il riflettore di altri 192 stati.

 Trump è come il bambino che rovescia il risiko per ché non gli stanno più bene le regole
 Trump, invece, seppur eletto democraticamente, si sta comportando come un despota ma con le prerogative democratiche di chi ha soli 4 anni per sconvolgere totalmente gli assetti geopolitici e democratici basati sulla terzietà degli organismi internazionali, che minaccia addirittura di lasciare (L'ONU e la NATO) quando, invece, come democrazia che ha pagato un altissimo prezzo dal conflitto mondiale, dovrebbe difendere. Assistiamo, al contrario, al tentativo di deturpare con la motosega di Musk i delicati equilibri economici e geopolitici e le fragilissime posture su cui poggia l'intera convivenza sociale nei sistemi democratici. Lo fa attraverso minacce e slogan che hanno l'unico scopo di creare contrapposizione e confusione in un momento in cui la stessa pace mondiale cammina su un filo tra due grattacieli. Si comporta come i super padroni delle dittature senza averne la longevità, e questo lo rende potenzialmente ancora più pericoloso. Trump ha fretta (ha soli 4 anni per fare ciò che dice) e deve abbattere subito gli ostacoli che gli si parano davanti senza distinzioni tra pericolo nazionale e semplici istanze democratiche, tra blocchi democraticamente eletti e dittature. Ecco allora, sempre per la fretta carnivora, annunciare irresponsabilmente una pace (in principio auspicabile per tutti) in Ucraina senza alcuna garanzia di sicurezza per l'aggredito e per l'Europa. La pace non si dichiara in un'ora da un paese che esiste da 200 anni su un terreno sul quale è ostacolata da mille, di anni. La stessa cieca visione proposta anche a Gaza, dove addirittura ipotizza una "pacifica" deportazione. Trump è un elefante (e il fisico è quello) in una cristalleria e serve il trofeo sul piatto dei guerrafondai in una corsa alla semplificazione della complessità che si perde per strada la segregazione palestinese da una parte, l'Holodomor, Piazza Maidan, Bucha, Mariupol dall'altra e una diaspora di milioni di persone provocata da un regime (quello russo) che non ha mai passato il vaglio di elezioni serie e delle opposizioni, altro che Zelensky dittatore!

 Trump E' come un bambino che per la fretta di eludere una conclusione che può essere a lui sfavorevole ribalta il tavolo del Risiko ancora in corso con tutti i suoi carrarmati perché non gli vanno più bene le regole del gioco. Esattamente quello che è successo con l'assalto a Capitol Hill, ma che evidentemente non ha insegnato niente a nessuno. Se questo accade nel Liechtenstein, e persino nell'illiberale Ungheria, possiamo farcene una ragione, ma se accade nella più importante democrazia del mondo dobbiamo cominciare a chiederci dove ci porterà tutto questo.

 Con le democrazie europee già fragilizzate da anni di derive politiche antieuropeiste dettate dal malumore popolare, dall'immigrazione, dall'insicurezza reale o percepita, dalla crisi economica e dalla guerra in Ucraina, un vero e proprio attacco al genoma democratico, come quello in corso negli Stati Uniti, é suscettibile di modificare per sempre il sistema attuale in uno di tipo totalmente nuovo, imprevedibile e potenzialmente irreversibile, a dispetto dell'alternanza. Questo è quello che è in gioco davvero. E' una rivoluzione copernicana al negativo nella quale vengono ribaltati, per semplificati contrapposti, tutti i valori che abbiamo conosciuto fino ad oggi: il potere dei soldi contro quello delle idee; il potere delle emozioni contro quello della ragione; il potere dell'intolleranza contro la comprensione; il potere della propaganda contro i dati; il potere della forza contro la solidarietà; Il potere dell'urlo contro il dialogo; il potere dell'unilateralismo contro il multilateralismo, il potere dell'ingerenza contro il rispetto (pensiamo all'ingerenza di Musk nelle elezioni tedesche con l'esultazione per la vittoria dei partiti di estrema destra).

 Caos e smarrimento europeo
 Ecco anche perché in Europa si è generato il caos. Le crisi, che si vuole comprimere sui cartelloni casalinghi della propaganda più rozza, rendono impossibile l'adattamento delle agende, che impazziscono, creando smarrimento e sbigottimento. In un'Europa tenacemente ancorata ai valori della contemperanza delle posizioni e delle azioni, siamo giunti a rimpiangere i mali peggiori, come Cina e Russia, che almeno ci davano il tempo di adattarci ai loro capricci. In pratica, come già detto, con la Cina o la Russia, si era instaurata (nel bene o nel male) una adattabilità nell'asimmetria tra blocchi capace di far prendere decisioni cercando di non alienare l'irrinunciabile compromesso tra realpolitik e giustizia morale. Ai paesi occidentali, veniva offerto un tempo di adattamento per prendere delle decisioni tra una crisi e l'altra, mentre per le dittature questa possibilità latente era offerta dalla propensione multilateralista della diplomazia occidentale assente da minacce coercitive radicali. Queste dittature, in sostanza tendono a seguire una linea che le rende maggiormente prevedibili (pensiamo alla Cina su Taiwan) che, mentre con Gli USA di oggi c'è l'incognita mattutina di un cattivo risveglio che si chiama un giorno Groenlandia, un altro Canada e Messico, un altro i dazi e un altro ancora le terre rare inesistenti o le finte criptovalute che fanno precipitare i mercati, ma come si fa?  Con Trump tutto si è infranto. Da oggi, la minaccia è proporzionale al peso economico da offrire come contropartita. Tutta la politica viene assoggettata alle stesse regole del mercimonio nella visione del neoliberismo finanziario più cieco: faccio questo, e tu cosa mi dai?

 Forse è meglio guardare verso la Cina
 Ecco perché viene da rimpiangere gli antichi equilibri, e viene da chiedersi se all'Europa tutta intera non convenga guardare, paradossalmente e tristemente, a oriente, piuttosto che soggiacere ai capricci mattutini di gente completamente avulsa dalla realtà, come Trump e il suo amico Musk. A Oriente hanno il tempo e noi gli orologi (parafrasando il titolo di un libro di Rampini), ma Trump minaccia di gettare sia l'uno che gli altri!