"Tra poco vedremo chi è a favore di un progetto vecchio e dannoso e chi invece sceglierà di avere coraggio, chi deciderà di andare a braccetto con Renzi, Monti, Calenda, la Fornero e Berlusconi e chi di stare dalla parte dei cittadini".

È questo quello che dicono i 5 Stelle in relazione alla paradossale vicenda Tav, in cui i grillini hanno finito per fare opposizione a se stessi nel Governo che loro stessi sostengono.

Da una parte, infatti, il ministero del 5 Stelle Toninelli scrive a Bruxelles per dire che l'opera va avanti, mentre dall'altra il suo gruppo in Parlamento presenta una mozione per disconoscere i trattati internazionali che ne stanno alla base.

Inoltre, è partita - sempre dai grillini -  una campagna di propaganda in cui si cerca di convincere gli italiani che il Tav tra Torino e Lione è inutile, dannoso e pericoloso, mentre opere analoghe realizzate in altre parti d'Italia sono invece utilissime e necessarie.


La vicenda legata al sì alla Torino Lione, visto quanto sta accadendo, è logico pensare che contribuirà ancora di più ad alimentarei i contrasti tra Lega e Movimento 5 Stelle, con dispetti e ripicche ipotizzati, e in parte annunciati, da alcuni dei grillini su provvedimenti cari alla Lega.

Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, il "redde rationem" potrebbe essere il prossimo 6 agosto, probabile data in cui si voterà il via libera definitivo al decreto sicurezza bis, che ha già ricevuto il sì della Camera e che per Matteo Salvini e i suoi è un provvedimento irrinunciabile.

Al Senato, però, i numeri della maggioranza non sono così blindati, anche a causa di alcuni 5 Stelle che sono passati al gruppo misto.

Se a costoro si aggiungessero anche alcuni no Tav con il desiderio di dare una lezione all'alleato di Governo, il rischio bocciatura per il decreto sicurezza n. 2 sarebbe più che reale, così come la fine di questo Governo.

Se Forza Italia Fratelli d'Italia e Partito Democratico - seppure per opposti motivi - vogliono realmente far cadere questo Governo, ne avranno l'occasione tra poco più di una settimana presentandosi in Aula compattamente, rinunciando a missioni e assenza di altro genere.

Sarà una riprova di quanto effettivamente sia loro intenzione, in base a quanto dicono, ritornare alle urne.