Non so perché tanti cittadini italiani si appassionano a questo dibattito sui vari sistemi elettorali. Sistema maggioritario con collegio uninominale, sistema elettorale alla tedesca, sistema proporzionale con sbarramento ecc. ecc.
Questa volta i quattro maggiori partiti (PD, M5S, Lega, FI) hanno anche trovato un accordo sulla legge elettorale, pensata per gli "interessi" degli italiani: ovvero il sistema proporzionale chiamato "tedesco" ma che tedesco non è. Senza il voto disgiunto come realmente prevedrebbe il modello utilizzato in Germania, con un parlamento di nominati con capolista bloccati e listini bloccati.
Ma anche con un altro sistema elettorale, per il cittadino comune non cambierebbe nulla.
Solo i politici hanno veramente interesse nella legge elettorale.
L'interesse del politico è quello di conseguire il numero più alto di voti per trasformarli successivamente in poltrone. Poltrone che danno il potere e quindi "arricchiscono". Si potrebbe chiamare "poltronificio" elettorale. Dopo che il cittadino avrà posto una croce sulla scheda elettorale per indicare la sua preferenza per il candidato che lo rappresenterà, l'elettore verrà successivamente tagliato fuori da qualsiasi coinvolgimento e decisione nelle scelte vitali della vita politica del paese in cui vive.
Durante il corso di una legislatura vediamo i parlamentari dei vari schieramenti che trasmigrano da un partito all'altro. Oppure assistiamo alla formazione di nuove alleanze e di nuovi partiti. Il parlamento è come un suk. Ma della volontà e delle aspettative dei cittadini ci si ricorderà solo alle prossime elezioni.
Con la legge elettorale dei "magnifici" quattro è previsto lo sbarramento al 5%. Ma nessuna legge potrà impedire ai transfughi , nel corso della prossima legislatura, di costituire un nuovo partito in parlamento con una percentuale inferiore alla soglia del 5%.
Una volta al potere la delega ricevuta dal cittadino diventa carta straccia da gettare nel cestino. E si possono varare leggi che mai erano state inserite nel programma in fase di voto. Vedi il disegno di legge recentemente varato da Paolo Gentiloni per la ratifica e l'attuazione del trattato di libero scambio tra la UE il Canada (Ceta), oppure la legge che regola la cittadinanza in base allo Jus Soli.
Si chiama democrazia rappresentativa, un sistema di democrazia che dovrebbe essere rottamato e sostituito dalla democrazia diretta, per esempio, sul modello svizzero.
Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco, scomparso quest'anno, teorico della cosiddetta "società liquida" con cui definiva la società che vive con la pulsione del cambiamento ossessivo. Cambiamenti che avvengono in maniera compulsiva. "Gli usi e i costumi che andavano bene ieri improvvisamente non vanno più bene, le mode vanno e vengono. L'incertezza è l'unica certezza." affermava il filosofo di origini ebraiche. " I liquidi sono dei corpi che non possono mantenere a lungo la propria forma". Da qui la definizione di società liquida.
In una società dai grandi cambiamenti repentini, l'immigrazione, la precarietà del lavoro, l'aumento della ricchezza per alcuni a scapito delle classi sempre più povere, i cittadini vivono una stato di perenne paura. Secondo Bauman le paure sono diffuse, difficili da individuare, perché il pericolo può arrivare da tutte le parti. L'azienda dove hai lavorato per trent'anni viene rilevata da un'altra azienda e ti trovi disoccupato con scarse possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, il crollo delle borse, l'impossibilità di ripagare un debito contratto. Il cittadino vive nella sensazione della latente catastrofe ma non sa da dove proviene.
Di fronte all'analisi di Bauman sulle paure sempre maggiori vissute nella società, mi domando come mai i cultori del cambiamento, invece di difendere ed insistere su un sistema obsoleto come quello della democrazia rappresentativa, non incoraggino a prendere la strada del vero cambiamento, quello della democrazia diretta.
La paura esiste perché il cittadino non è parte integrante del processo decisionale nella propria società. E quindi non si sente parte responsabile. Il politico può, in qualsiasi momento, operare delle scelte inaspettate, che sono contrarie al pensiero e soprattutto agli interessi del cittadino. "Se sappiamo da dove viene il pericolo ci sentiamo più sicuri perché lo possiamo combattere" diceva Bauman.
La paura diventerebbe un'emozione più facilmente gestibile sentendoci attori principali. Partecipando attivamente nelle scelte per la società in cui si vive.