Baci rubati. Amori omosessuali nell’Italia Fascista è un docufilm ideato e girato da Gabriella Romano e Fabrizio Laurenti che ripercorre, attraverso le testimonianze, raccolte in tutta Italia l avita degli omosessuali nel periodo della dittatura fascista.

Il docufilm sarà in programma il 18 ottobre al Florence Queer Festival, dopo essere stato applaudito al 38° festival di Bellaria. Opera prodotta e distribuita dall'Istituto Luce-Cinecittà (L'ex macchina di propaganda del regime fascista). 

Il regime fascista di Benito Mussolini, utilizzò tre gradi di repressione nei confronti degli omosessuali italiani. 

1) La diffida, una sorta di avvertimento pubblico per smettere le pratiche omosessuali.

2) L'ammonizione, che consisteva negli arresti domiciliari della durata di 2 anni;

3) Il Confine a Ustica, alle Tremiti oppure nelle miniere di carbone a Carbonia in Sardegna.

Tra le innumerevoli testimonianze del periodo, riprendiamo quella di Gioacchino (1930):

«Entrambi eravamo felicissimi di trovarci ancora [ma poi] viene l’ora di salutarci. Una forte stretta di mano e poi sale sul predellino per baciarmi. Purtroppo per quanto lui si allunghi e io mi abbassi, le bocche rimangono a un palmo di distanza. Non ricordo con precisione cosa dicevamo, ma so che entrambi ridevamo e ci spingevamo con la faccia protesa. [Sul treno c’era un aviere]. Allora con la naturalezza più ardita, l’aviere scelto mi tiene per le gambe mentre io mi getto con mezzo corpo dal finestrino. Le bocche si uniscono, si attaccano assieme, in un bacio assai diverso dall'usuale: non più sulla guancia, come generalmente accade, ma sulla bocca, si schiacciano, una a destra e una a manca. Due indimenticabili baci».