Il giornale finanziario americano Bloomberg ha analizzato un documento relativo al lavoro degli euroburocrati finalizzato a sfruttare i beni congelati dei russi. La conclusione è che per il momento è impossibile o controproducente cercare di avvalersi di quei patrimoni per finanziare ad esempio lo sforzo bellico ucraino. Impossibile da un punto di vista giuridico, a meno che non si decida di ignorare o violare determinate norme.

Controproducente da un punto di vista pratico e diplomatico perché non vi è la garanzia che quegli asset portino solo profitti e non perdite e perché Mosca potrebbe rispondere in maniera asimmetrica colpendo le filiali locali delle banche europee. Agli specialisti di Bruxelles viene chiesto di continuare a studiare per arrivare a una soluzione, ma non è un’impresa facile.

Anche il ministro degli Esteri austriaco Schallenberg mette in guardia contro i pericoli, spesso non visibili immediatamente, di un tale gesto. L’effetto più clamoroso dell’utilizzo dei beni congelati ai russi sarebbe di violare il concetto stesso di Stato di diritto su cui si basano le nostre democrazie, dice il ministro.

Si creerebbe un pericolosissimo precedente per gesti simili sia in Europa che in Russia. I 200 miliardi di euro della Banca Centrale russa investiti nella UE e oggi congelati fanno certamente gola, ma venirne in possesso per poi utilizzarne i frutti è qualcosa di difficile, che va ancora soppesato prima di attuarlo.