Nell'omelia della messa celebrata nel campo Diocesano di Soamandrakizay ad Antananarivo, nella tappa del suo viaggio apostolico in Africa che lo vede impegnato in Madagascar, papa Francesco, prendendo spunto dal vangelo di Luca, ha esortato i fedeli a non chiudersi nel proprio mondo, nel proprio clan o nelle ingannevoli sicurezze del denaro e del potere, ma ad aprirsi agli altri "per gustare la vita nuova".

Come raggiungerla? Queste le tre le prescrizioni indicate dal Papa, che "ci invita a guardare alle nostre relazioni familiari"; "ci incoraggia a non manipolare il Vangelo con tristi riduzionismi, bensì a costruire la storia in fraternità e solidarietà, nel rispetto gratuito della terra e dei suoi doni contro qualsiasi forma di sfruttamento con l’audacia di vivere il dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio"; ci ricorda che, "piuttosto che una vittoria personale, la nostra vita e le nostre capacità sono il risultato di un dono intessuto tra Dio e tante mani silenziose di persone delle quali arriveremo a conoscere i nomi solo nella manifestazione del Regno dei Cieli".

"Quanti uomini e donne, giovani, bambini soffrono e sono totalmente privi di tutto!" ha proseguito Francesco, sottolineando che "questo non fa parte del piano di Dio".

Ed "il cristiano non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui".

"La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci invita a riprendere il cammino, a osare questo salto di qualità e adottare questa saggezza del distacco personale come base per la giustizia e per la vita di ognuno di noi: perché insieme possiamo combattere tutte quelle idolatrie che ci portano a focalizzare la nostra attenzione sulle ingannevoli sicurezze del potere, della carriera e del denaro e sulla ricerca di glorie umane.

Le esigenze che Gesù indica cessano di essere pesanti quando iniziamo a gustare la gioia della vita nuova che Egli stesso ci propone: la gioia che nasce dal sapere che Lui è il primo a venirci a cercare agli incroci delle strade, anche quando ci siamo persi come quella pecora o quel figlio prodigo. Possa questo umile realismo – è un realismo, realismo cristiano – spingerci ad affrontare grandi sfide, e dia a voi il desiderio di rendere il vostro bel Paese un luogo in cui il Vangelo possa diventare vita, e la vita sia per la maggior gloria di Dio".

Sono stati stimati in un milione, di cui una parte già presente dalla scorsa notte per aver partecipato ad una veglia di preghiera, i malgasci che hanno assistito alla messa odierna. Di loro si è fatto portavoce l'arcivescovo di Antananarivo, monsignor Razanakolona che, ringraziando il pontefice per la visita, gli ha svelato che la popolazione locale lo ammira "non solo per il contenuto del Suo Magistero, ma anche per il Suo stile personale, che è quello dei poveri".