Politica

Matteo Renzi si dimette da premier e inaugura uno stallo istituzionale senza precedenti

«È già tempo di rimettersi in cammino».  Così si conclude la enews, la numero 456, con cui Matteo Renzi riassume la propria esperienza di Governo elencando in termini positivi quanto da lui fatto in questi mille giorni da presidente del Consiglio.

Quello che mesi fa era stato annunciato come un addio alla politica, in caso di sconfitta al referendum costituzionale, è diventato solo un arrivederci alle istituzioni.

Oggi, nella direzione del Partito Democratico, senza che vi fosse alcun dibattito, Renzi ha dettato la linea politica che il Partito Democratico seguirà nei prossimi giorni: «Noi non abbiamo paura di niente e di nessuno. Se le altre forze politiche voglio andare a votare dopo la decisione della Consulta, lo dicano chiaramente. Il Pd non ha paura della democrazia. Se invece vogliono un nuovo governo che affronti la legge elettorale e gli impegni internazionali, il PD è consapevole degli impegni, ma non può essere il solo a caricarsi il peso».

Il peso cui fa riferimento Renzi, ma non lo ha specificato, è costituito da una serie di promesse da lui utilizzate per convincere gli italiani a votare Sì al referendum costituzionale  che, però, non sono state supportate né in fase di redazione né in fase di revisione da un'adeguata e congrua copertura finanziaria nel testo della legge di bilancio.

È quello il peso di cui il nuovo, eventuale, Governo che dovesse nascere si dovrà far carico. Un peso che, in termini elettorali costerebbe un'enormità di voti. E lo "statista" Renzi, dopo aver combinato il disastro vuole "condividere" con gli altri le sue colpe in modo che, durante la prossima campagna elettorale nessun elettore possa imputare "il peso" di provvedimenti lacrime e sangue al solo Partito Democratico.

Ma gli altri partiti possono essere così sprovveduti da voler farsi carico degli errori di Renzi addossandoli anche sulle loro spalle? Sarebbe un suicidio. Illogico pensarlo da qualsiasi punto di vista. Non solo. Molti dei partiti che hanno supportato il No, adesso pensano di poter sfruttare la scia dell'anti renzismo anche nel voto politico. Pertanto, Lega, Movimento 5 Stelle e la stessa Forza Italia scalpitano per votare.

I renziani del Partito Democratico, da parte loro, credono che il 40% dei Sì al referendum sia un voto per Renzi e quindi anche loro spingono per il voto. Nel caso che questo scenario si avveri, e ad oggi appare molto probabile che sia così, non è chiaro come e con chi il PD affronterà la campagna elettorale. Potrà ancora essere Renzi il segretario ed il candidato a presidente del Consiglio per il Partito Democratico?

E non è neppure chiaro se, votando entro i primi mesi dell'anno, ci siano i tempi tecnici preparatori per svolgere un congresso di partito e fare poi la campagna elettorale. E forse è anche questo aspetto di cui bisogna tener conto. Andando subito al voto, il PD continuerebbe ad essere ostaggio di Renzi che, in tal caso, potrebbe far carne di porco della minoranza.

L'unica cosa che appare chiara adesso è che Renzi voglia furbescamente dissociare la propria immagine al termine crisi. Non sarà lui a rappresentare il PD durante le consultazioni al Quirinale e non sarà lui a partecipare al Governo nel caso, seppur incredibile, venisse formato.

Matteo Renzi si terrà in disparte per poter dire, in qualsiasi momento, che quando lui era al Governo tutto funzionava, mentre adesso che non c'è più tutto è allo sbando. D'altronde, uno come Renzi ha la faccia tosta più che sufficiente per sostenere una tesi simile, facendo pure finta di dimenticarsi che è stato lui ad aver innescato questa situazione.

Una situazione del tutto paradossale, perché per votare non esiste una nuova legge elettorale per il Senato (a causa di Renzi che non l'ha voluta fare), esiste una legge elettorale per la Camera, ma su di essa pende il giudizio della Consulta che non si esprimerà prima di gennaio (a causa di Renzi che ha voluto riproporre un'edizione riveduta del Porcellum con un diverso nome), mentre per formare un nuovo Governo non esiste da parte delle principali forze politiche nessun interesse e nessuna volontà.

Gli unici che vorrebbero un Governo che arrivasse a fine legislatura sono i centristi che devono guardarsi in giro per riposizionarsi e capire dove conviene loro accasarsi e quei parlamentari che, se non arrivassero a fine legislatura, perderebbero il vitalizio.

In questo momento lo stallo è evidente. Il governo non lo vuol fare nessuno, ma anche andare al voto è impossibile o quasi. Per uno come Mattarella che finora ha fatto di tutto per sfilarsi da qualsiasi bega il disagio per tale situazione deve essere insostenibile.

Non resta che attendere e godersi gli sviluppi di questa vicenda che non potranno non essere sorprendenti, senza dimenticare di ringraziarne il principale artefice, Matteo Renzi con un saluto che gli possa essere di augurio anche per il futuro: un CIAONE di cuore!

Autore Antonio Gui
Categoria Politica
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