Fino agli anni Sessanta si riteneva che un gruppo di persone potesse prendere decisioni più sagge e razionali rispetto a quelle prese da un singolo individuo. Questo convincimento si basava sull'ipotesi che il confronto fra gli individui, scaturito da una attività di gruppo, potesse favorire il raggiungimento di risultati maggiori in confronto a quelli ottenibili da un singolo individuo. Dagli anni Sessanta, tuttavia, la psicologia cognitiva iniziò a mettere sotto processo questa ipotesi tanto che gli esperimenti condotti da diversi studiosi portarono a conclusioni sorprendenti: un gruppo non produce decisioni più equilibrate e razionali degli individui singoli.