L’installazione site-specific di Adrian Paci, intitolata "Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo", rappresenta un momento cruciale di riflessione e introspezione nell’ambito della cultura contemporanea. Collocata tra il 27 novembre 2024 e il 21 settembre 2025, essa non solo anticipa la mostra "Travelogue. Storie di viaggi, migrazioni e diaspore" prevista per marzo 2025, ma si erge come un potente grido di denuncia contro le tragedie delle migrazioni nel Mediterraneo. La scelta di utilizzare un mosaico dai toni blu-verdi non è casuale; i colori evocano immediatamente l'immensità e la profondità del mare, ma anche le sue insidie.
Paci, nato nel 1969 in Albania e ora parte integrante della scena artistica europea, utilizza la sua personale esperienza di migrazione come punto di partenza per una riflessione più ampia sulle storie di naufragio e di perdita. Il suo lavoro esamina il confine sottile tra speranza e disperazione, tra vita e morte, rendendo evidente come le storie dei migranti, spesso ridotte a statistiche nei notiziari, siano in realtà composte da frammenti di vite che si intrecciano, si perdono, e talvolta si salvano.
La composizione dell'installazione è un mosaico, simbolo di unità e diversità, ma anche di fragilità. Ogni pezzo, pur apparendo astratto, è un frammento di fotografie estratte da articoli di giornale, documentando naufragi nel Mediterraneo. Questa scelta di presentare dettagli piuttosto che il disastro nella sua interezza pone lo spettatore in una posizione di riflessione profonda. L’artista non vuole mostrarci il caos, né il dramma visibile, ma piuttosto ci invita a considerare la storia che ogni frammento racconta. Ogni tessera diventa così un portavoce silenzioso, un testimone di vite che aspiravano alla libertà e che spesso hanno trovato solo la morte sul cammino.
La decisione di concentrare l'attenzione su un elemento come il mare è significativa. Il mare, simbolo di vastità e libertà, è paradossalmente anche il luogo di molte tragedie. Ad un primo sguardo, potrebbe sembrare un elemento di bellezza naturale; ma per chi affronta la traversata, rappresenta una frontiera letale. In questo senso, Paci riesce a tradurre un concetto complesso in una forma accessibile e penetrante, permettendo allo spettatore di cogliere l'ambivalenza di queste storie.
Negli ultimi anni, la questione delle migrazioni ha assunto una rilevanza crescente a livello globale. Le crisi socio-politiche, i conflitti e i cambiamenti climatici hanno costretto milioni di persone a lasciare le loro terre natali nella speranza di un futuro migliore. Paci, attraverso la sua opera, si fa portavoce di queste esperienze, raccogliendo tessere di storie che vanno oltre i titoli delle cronache, per immergersi nelle emozioni e nei sogni di uomini e donne in ricerca di una vita dignitosa.
L'artista ha dichiarato di ricercare tracce di umanità all'interno di notizie che altrimenti rimarrebbero fredde e distaccate. L'archivio che crea è necessariamente parziale, proprio come ogni storia di migrazione è unica e irripetibile. Tuttavia, la somma di questi dettagli compositivi ci permette di intravedere un panorama più ampio e complesso: quello di un'umanità che lotta per colmare il divario tra aspirazioni e realtà. La sua installazione non si limita a questioni contemporanee, ma si ricollega a una tradizione storica di migrazione, esodo e ricerca di identità.
Visitare l’installazione di Paci è un’esperienza che va oltre il semplice atto di osservare arte. È un invito a interagire emotivamente con le storie di coloro che, in cerca di libertà, si sono imbattuti in un destino tragico. La disposizione spaziale dei frammenti suggerisce un movimento, quasi un viaggio, che accompagna lo spettatore attraverso un percorso di consapevolezza. I toni blu-verdi, ispirati ai colori del mare, richiamano l’acqua in tutte le sue sfumature; dalla calma apparente alla tempesta violenta, dal conforto alla paura.
La struttura stessa dell'agorà, trasformata dall’installazione, gioca un ruolo cruciale nell'esperienza dell'opera. Questo spazio, tradizionalmente un luogo di incontro e dialogo, viene reimmaginato come un’arena di riflessione. La scelta di un’installazione site-specific permette a Paci di interagire in modo diretto con l’architettura circostante, rendendo il messaggio ancora più potente.
"Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo" non è solo un’installazione; è un manifesto culturale. In un mondo dove il flusso di informazioni è incessante, Paci ci sfida a fermarci e a riflettere su ciò che le immagini quotidiane ci raccontano, spesso senza che ce ne accorgiamo. L’arte diventa così strumento di denuncia, ma anche di sensibilizzazione e mobilitazione.
La sua opera si inserisce in un contesto culturale dove le crisi migratorie vengono frequentemente banalizzate, dimenticate o ignorate. Paci, invece, ci esorta a guardare oltre la superficie, a scoprire i legami invisibili che uniscono tutte le storie di migrazione. In un periodo storico caratterizzato da polarizzazioni e conflitti, l’arte si fa veicolo di empatia, incoraggiando il pubblico a riconoscerne l’umanità condivisa.
L’installazione di Adrian Paci rappresenta una fusione di arte e testimonianza, un appello alla memoria storica e all’umanità. Attraverso il mosaico di dettagli quotidiani trasformati in arte, l'artista ci invita a non dimenticare le storie di chi ha cercato rifugio e libertà, evocando un sentimento di solidarietà e responsabilità collettiva. L’opera non si limita a rappresentare una problematica attuale, ma si pone come un invito a esplorare le complessità della condizione umana.
"Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo" non è solo un titolo, ma una riflessione profonda sulle connessioni tra gli esseri umani, l’arte, e il dolore condiviso. Con una narrazione coinvolgente, Paci ci spinge a non rimanere indifferenti, a portare le storie dei migranti nel nostro cuore e nella nostra mente. L’arte assume così una dimensione imprescindibile, un faro luminoso in tempi di oscurità, invitando tutti a navigare insieme verso orizzonti di speranza e comprensione.
INFO UTILI:
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ORARI Lun 14. 30 ‐19. 30 | Mar, Mer, Ven, Dom 09. 30 ‐ 19. 30 | Gio, Sab 9. 30‐22. 30
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*_©Angelo Antonio Messina