POTENZA – (Ernesto Genoni) - In ogni dove, in Italia e nel mondo, lì dove sono le case e le missioni fondate dal medico-sacerdote di Gravina di Puglia, si offìciano, da inizio anno, commemorazioni per la morte di padre Eustachio Montemurro, avvenuta il 2 gennaio 1923. 

Dopo quelle del Santuario di Pompei -  alla presenza del Cardinale Francesco Monterisi e del monsignor Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato di Pompei - dove Montemurro trascorse l’ultimo decennio della sua vita santa al fianco del fondatore, beato Bartolo Longo, e quello di Gravina del 15 Gennaio scorso, comune natale di padre Eustachio, conterraneo di papa Benedetto XIII di cui tra poco si celebrerà il tricentenario della sua incoronazione a Papa, oggi si avviano le celebrazioni a Potenza. In una delle case principali della Congregazione, pregne di fatti storici che raccontano della fondazione delle suore di Montemurro e di quella loro divisione. Una commemorazione in grande stile coordinata dalla Madre Generale, suora Giuseppina Anatrone, unitamente alle numerose suore delle congregazioni giunte a Potenza da ogni casa e missione per la due giorni del centenario.

 E proprio oggi, cento anni fa - così come raccontano meticolosamente le cronache della congregazione, e come dagli atti del convegno storico nazionale di Bari del maggio del 1993, a cura del professor Pietro Borzomati – proprio nella data del 1° maggio del 1920, don Eustachio incontra a Pompei suor Teresa e suor Maria e le esorta all’unione, ad evitare la divisione. Una coincidenza quella della stessa data. Un segno che lascia un senso di dolce armonia, quella desiderata sempre e ad ogni costo da padre Eustachio come fondatore dell’istituto di vita consacrata, oggi presenti numerosi in tanti paesi del mondo.

Attualmente le Congregazioni sono impegnate nella diffusione del carisma e della spiritualità del loro fondatore; due cammini distinti, ma con il medesimo scopo: la gloria di Dio e il bene dei fratelli, seguendo la via tracciata dal Servo di Dio Eustachio Montemurro, protagonista del Mezzogiorno tra poveri ed emarginati.

 A Potenza, domani 1 Maggio, sempre nel corso della due giorni per le commemorazioni del centenario della morte (1923-2023),  una speciale celebrazione eucaristica presieduta dal monsignor Salvatore Ligorio, Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, in carica dal 2015, nonché Presidente della Conferenza episcopale della Basilicata.

 Padre Eustachio Montemurro fu uno spirituale e, allo stesso tempo, un contemplativo “della strada”. E lo fu prima come medico, come educatore e, successivamente, come sacerdote e fondatore di Istituti di vita consacrata. 

Ce lo ricordava il Prof. Borzomati, venuto a mancare nel 2014 nella sua Calabria, che ha sempre rivolto i suoi interessi di studioso, di docente universitario, nei confronti del movimento cattolico con particolare riguardo alla storia della pietà, trovando in questa le radici profonde dell’impegno dei cattolici in politica nel senso più elevato del termine. 

La spiritualità del Montemurro, dell’azione da lui praticata, poi, si irrobustiva quotidianamente con l’evangelizzazione e con il chinarsi davanti ai derelitti, da povero tra i povero. Da asceta e contemplativo qual era, fu ben consapevole che le persistenti contrarietà di cui fu oggetto, che culminarono nel suo ritiro a Pompei, avrebbero reso meno irto l’itinerario da lui intrapreso verso una più intesa unione con Dio. 

Ma se non avesse teorizzato e praticato la spiritualità dell’azione – ci ricordava sempre Borzomati - non sarebbe stato così sensibile ad individuare quelle cariche pastorali della “parrocchia del Sud” per cui fondò quei “Piccoli Fratelli del SS. Sacramento”, che avrebbero dovuto coadiuvare i parroci nel loro ministero e tantomeno avrebbe promosso istituti di vita consacrata per la formazione delle coscienze e per lenire le sofferenze spirituali e temporali degli emarginati.