Gli agricoltori olandesi si sono dimostrati estremamente determinati nel continuare a protestare contro il progetto del governo di far chiudere almeno 3mila aziende agricole.

La tenacia nell’opposizione contro queste misure può essere spiegata con un particolare attaccamento a questo lavoro, che spesso si tramanda da varie generazioni, mentre nella protesta confluiscono altri elementi di contrarietà al carattere globalista del governo dell’Aia.

Quest’ultimo infatti segue la linea sulla quale insistono altri politici esponenti delle istanze mondialiste, come il primo ministro canadese Justin Trudeau, anch’egli fortemente contestato dagli agricoltori e dagli allevatori del suo Paese.

L’Aia vuole convincere le fattorie a chiudere, dando ad essere grossi incentivi economici, ad esempio acquistandole a un prezzo pari al 120% del loro valore. Se questo metodo non dovesse funzionare, il governo dei Paesi Bassi potrebbe passare a misure ambientali restrittive che di fatto soffocherebbero l’attività delle fatture o addirittura alle acquisizioni forzate. Per i bonus economici, che si prevede verranno erogati dal prossimo aprile, il governo ha destinato 24,3 miliardi di euro.

Era stato molto più semplice implementare le misure ambientali e le chiusure nei settori dell’energia o delle auto, perché vi sono poche grandi compagnie che dispongono di grandi mezzi finanziari. Gli agricoltori, invece, sono milioni e sono agguerriti nel non voler lasciare che all’Aia decidano se possono lavorare o meno.