La Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia
Il 5 maggio di quest’anno c’è stata una data molto importante, la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. E’ accaduto un mese fa. Sono venuto a sapere dell’incontro, cercando su internet approfondimenti dopo aver seguito un programma di inchiesta sulla pedopornografia.
In occasione della giornata, la polizia postale ha reso noti i dati agghiaccianti del fenomeno. Nel corso del 2020, grazie alle molte ore in più, passate dai minori su internet durante l’emergenza Coronavirus, i reati pedopornografici sarebbero aumentati del + 132 %. La rete pedopornografica si è adattata perfettamente alle nuove tecnologie smart e ha saputo approfittare di momenti come quello che abbiamo vissuto per allargare la rete potenziale delle sue vittime,
Nunzia Ciardi, direttrice del servizio Polizia postale, ha affermato:
Abbiamo notato una progressione preoccupante già negli ultimi anni, ma con la pandemia l’incremento ha toccato l’apice. Una tendenza che purtroppo non viene smentita dai primi quattro mesi del 2021, quando si è verificato un aumento del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il processo pedopornografico di Angers, negli anni 2000, ha fatto giurisprudenza.
Un caso emblematico di pedofila e pedopornografia è accaduto negli anni che vanno dal 1999 al 2002, in Francia, a Angers, storico borgo nel dipartimento della Loira-Maine, sulla base di una segnalazione fatta da una donna (che sembrò inizialmente alla polizia un caso isolato) sul marito che avrebbe manifestato strane tendenze perverse. Dalle confessioni del marito alla donna emerge anche un primo nome, quello di una minore con la quale l’uomo avrebbe avuto un rapporto sessuale. Quella bambina si chiama Marine, e nessuno poteva immaginare quello che sarebbe scoppiato di lì a qualche mese.
Emerge un girone infernale di tipo dantesco, è il caso di dirlo, fatto di cerchi concentrici sempre più grandi che coinvolgeranno sempre più persone e minori, assumendo sempre più le dimensioni di una vera e propria organizzazione criminale pedopornografica, di cui si stenta ancora a oggi a concepirne l’efferatezza. Teniamo presente che Angers è considerata un città francese piuttosto tranquilla, dalla storia antichissima e un turismo fiorente. Si trova posta sulla collana ideale lungo fiume Loira, che da città come Orléans, porta all’Atlantico, passando per Nantes et Tours.
Bene, proviamo ad immaginare un Borgo come Angers, di 150.000 abitanti, trovarsi improvvisamente per 5 anni al centro di un maxiprocesso (simile, in quanto a eco mediatico in Francia, a quello che per noi ha avuto il maxiprocesso di mafia di Palermo), con 65 uomini e donne indagati per reati innominabili: fabbricazione di materiale pedopornografia, sevizie e abusi sessuali caratterizzati da particolare accanimento e crudeltà su 45 minori. Insomma un vero e proprio Tsunami in Francia.
Ciò che ha lasciato annichiliti gli investigatori, i giudici, gli agenti della polizia, gli assistenti sociali, le parti civili e, ovviamente, l’opinione pubblica, è che se simili fatti sono stati scoperchiati in una media cittadina all’apparenza tranquilla come Angers, cosa bolle sotto le pentole dell’intero paese? E’ una domanda che, come potete immaginare, ha funestato il sonno di alcuni e fatto perdere la salute e la carriera a molti.
Ma l’orrore, a mano a mano che l’inchiesta proseguiva, sembrava non finire mai. Così si scopre che, tra gli indagati, ci sono gli stessi genitori e persino i nonni dei bambini ceduti a terzi per prestazioni sessuali. in cambio le famiglie ricevevano derrate alimentari, poi divenute danaro contante. E come non bastasse, gli stessi genitori e nonni partecipavano attivamente alle violenze sessuali, quando non si limitavano ad assistervi o a incassare.
Tutti i bambini avevano dai 6 mesi ai 12 anni (qui addirittura dobbiamo parlare di neonati). Il salto di qualità si ha però con il passaggio dal baratto al danaro, con il coinvolgimento di persone appartenenti ai ceti sociali più agiati e ampie disponibilità finanziarie. Si disse in un primo momento che il retroterra culturale e le condizioni socio-economiche disagiate degli indagati li avesse spinti verso un abisso. Ma può esistere una giustificazione per reati di così deliberata crudeltà?
Con l’afflusso di danaro comunque, la rete capisce la posta in gioco e si attrezza. Due coppie di genitori, i principali indagati, si trasformano così in prosseneti, degli intermediari contabili insomma. Intermediari/genitori che mentre si compivano sevizie e supplizi di indicibile violenza sui loro figli e quelli di altri, se ne stavano tranquillamente in una stanza adiacente a fare la conta degli incassi, tra le urla e i pianti dei bambini (Fonte: testimonianze rilasciate da alcuni indagati).
Come nelle più inverosimili sceneggiature delle crime story americane, non potevano mancare esponenti occulti dell’alta società, i principali consumatori del sesso con i minori nelle fasi successive. Pensate che c’era l’usanza perversa e pratica, di indossare il passamontagna durante gli abusi. Così, nessuno poteva riconoscere nessuno. E quando la rete ha avuto percezione che le indagini stessero salendo di livello, secondo le testimonianze di uno dei principali indagati, tutto il materiale pedopornografico girato e fotografato in quelle circostanze, venne distrutto in un rogo avvenuto durante una riunione domenicale. Questo ha reso molto più difficile l’assemblaggio delle prove indiziarie materiali.
L’inchiesta televisiva sul caso di Angers.
Cosa c’entra la piccola Marine?
Marine, è una minuta fanciulla di circa 7 anni all’epoca dei fatti, dai grandi occhi azzurri e capelli biondi, ed è la figlia di una delle coppie al centro dell’organizzazione degli abusi. Costituisce la chiave di volta di tutta la vicenda. La polizia aveva acquistato in quegli anni un software (all’epoca sicuramente all’avanguardia), attraverso il quale era possibile ricostruire lo schema virtuale di una rete partendo da una serie di dati e di coordinate incrociate. Nel caso di Angers si era partiti dalla piccola marine e i dai suoi genitori. Il risultato è uno schema (che chiamerò lo schema di Marine) che ha mappato la fitta rete di interrelazioni incrociate. Sembra di trovarsi in un paradigma frattale dove, dall’interno di una relazione ne emergono altre sempre più fitte. Riporto qui sotto l’immagine incredibile della mappa mentre viene illustrata da uno dei reporters. Si vede chiaramente, come Marine si trovasse al centro della rete e degli abusi. Basta contare i filoni che portano da Marine agli altri membri dell’organizzazione e con i relativi bambini, per avere anche solo una pallida idea del numero di sevizie e abusi che deve aver subito quella bambina, assieme a tutti gli altri minori. Dalla ricostruzione si è potuto desumere infatti, che Marine sarebbe stata violentata (anzi diciamo seviziata) a più riprese da almeno 25 diverse persone.
La tecnologia virtuale moderna, come evidenziato dal comandante Nunzia Ciardi il 5 maggio, c’entra. Nel senso che, rispetto al passato, ha reso più facile il lavoro dei pedofili. Non dimentichiamo però, che all’epoca del fatto di Angers, internet e le tecnologie mobili erano ancora solo agli inizi. A Angers, si sono usati allora i tradizionali mezzi di reclutamento dei bambini e asservimento degli adulti. Per questo non possiamo nasconderci dietro la tecnologia per giustificare la nostra impotenza di fronte al fenomeno. La tecnologia è solo un mezzo. Un tempo, i bambini si adescavano per strada, attività ad alto rischio di intercettazione sociale e investigativa. Con la diffusione capillare delle tecnologie digitali, le organizzazioni pedopornografiche hanno semplicemente spostato l’adescamento su internet. Il fine però, è sempre stato, solo e soltanto uno: abusare sessualmente dei minori.
Marine, ha mantenuto l’ anonimato. Oggi dovrebbe avere circa trent’anni. Non posso non pensare al difficile percorso che deve aver intrapreso per cercare di guarire da un martirio infantile tanto terribile e duraturo e un peso così pesante da portare per il resto della sua vita. Marine fu tradita dagli uomini ma soprattutto dai genitori. Mi auguro con tutto il cuore che ce la farà.
Il processo di Angers, iniziato nel 2005, si è concluso con la sentenza (dopo sfiancanti dibattimenti) Il 17 aprile 2007, e condanne per quasi tutti gli imputati a pene che vanno dai 3 ai 28 anni. La piccola Marine era presente in aula. Il suo reiterato violentatore, le ha persino chiesto perdono, a lei e agli altri bambini. Secondo gli avvocati delle parti civili, il pentimento è stato solo il frutto di una manipolazione, di un calcolo strategico dentro il processo, mirante a ridurre quanto più possibile la pena. Ma la giuria non ha creduto alla conversione di una mente così profondamente criminale.
Per concludere questa terribile vicenda, trascrivo la risposta agghiacciante data dalla Comandante Fabienne Lopeo (dipartimento dei minori di Angers) alla domanda fatta dal giornalista dell’inchiesta televisiva, se ritenesse possibile un recupero delle vittime dopo traumi così profondi:
Di tutti i bambini coinvolti in questa terribile vicenda, io mi chiedo; quanti di loro ne usciranno normali, quanti rischieranno di riprodurre quei gesti e quanti si suicideranno in futuro.
Questa terribile vicenda può far comprendere l’importanza di date come la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia.