Ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dismesso l'aplomb istituzionale, è tornato, seppure per un attimo, ad indossare le vesti di capo politico del Movimento 5 Stelle per promuovere il Sì al referendum costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari.

Ecco quello che ha dichiarato:

"Vi parlano di rappresentanza. Non credetegli. Vi dicono che con il taglio di 345 parlamentari verrebbe meno la rappresentatività in parlamento. Sono bugie. Sanno bene che le sperequazioni già ci sono. Sanno bene che sono molti i parlamentari le cui candidature sono blindate dai partiti: nati al Nord ed eletti al Sud. O viceversa. Chi rappresentano quelle persone se vengono elette in territori in cui sono del tutto sconosciute? Perché su questi aspetti si è sempre taciuto e ora che c’è una riforma per correggere queste storture, qualcuno frena?Quali interessi difendono i fautori del NO? Io vorrei confrontarmi con loro su argomentazioni serie, ma ad oggi, lasciatemelo dire, vedo solo scuse e tanta ipocrisia. Illustri costituzionalisti, docenti universitari, giuristi, continuano a dire pubblicamente che con 345 parlamentari in meno l’Italia lavorerà meglio, che con il SÌ il Parlamento sarà più efficiente, che finalmente ci riallineeremo agli standard europei.Questa riforma è un passo verso il cambiamento, è un gesto di maturità della politica. I contrari hanno un solo timore: quello di non essere rieletti. Sanno di non rappresentare più nessuno e puntano a mantenere lo status quo, perché 345 poltrone in più gli fanno comodo.Non è ragionando in questo modo, però, che si fa il bene dell’Italia.Io il 20 e il 21 settembre voterò SÌ perché voglio bene al mio Paese, perché lo voglio vedere diverso, migliore e in grado di vincere le sfide presenti e future.Non possiamo restare immobili. È arrivato il momento di reagire. Se non è la politica a voler dare un segno, il 20 e il 21 settembre possiamo darlo noi. IO VOTO SÌ."


Quello che dice Di Maio è in parte vero e in parte falso.


Che cosa ha detto di vero? 

Che l'attuale rappresentatività del Parlamento è un'utopia, se non una vera e propria presa per i fondelli. Un esempio eclatante in tal senso, ma sicuramente non è l'unico, è rappresentato da Matteo Salvini che è stato eletto al Senato in un collegio calabrese. Chi può credere che Salvini conosca e rappresenti i problemi delle persone che risiedono dove "lui" ha scelto di farsi eleggere, in modo da recuperare così un seggio o due al Senato?

Pertanto, Di Maio ha perfettamente ragione nel dire che il taglio di 345 persone in Parlamento non modifica il problema della rappresentatività.


Ma questa è l'unica cosa logica e condivisibile di ciò che ha dichiarato Di Maio per promuovere il Sì al referendum.

Infatti, in che modo, secondo lui, 345 parlamentari in meno potrebbero risolvere il problema della rappresentatività? In nessun modo, perché altrimenti lo avrebbe spiegato, ma non lo ha fatto! E non lo ha fatto perché questo referendum non serve a risolvere il problema della rappresentatività.

Se il Movimento 5 Stelle avesse voluto ridurre le spese sostenute dallo Stato per il Parlamento, avrebbe dovuto semplicemente abolire il Senato. Se il Movimento 5 Stelle avesse voluto risolvere il problema della rappresentatività avrebbe poi annunciato, dopo aver chiesto l'abolizione del Senato, una nuova legge elettorale con collegi uninominali e doppio turno, con un parlamentare eletto in rappresentanza di un singolo collegio. 


E allora a che cosa serve la riforma costituzionale dei grillini?

A risparmiare un po' di soldi del bilancio dello Stato, diminuendo i parlamentari con l'intento, però, di poterli "controllare" meglio di adesso. I parlamentari che finiranno nelle liste elettorali saranno selezionati più facilmente dai partiti e verranno privilegiati i quaquaraquà disposti a dire signorsì al capogruppo che a sua volta prende ordini dai vertici del partito. 

La riforma voluta dai 5 Stelle serve solo a controllare meglio la fedeltà dei parlamentari alle varie segreterie di partito e al capo di turno che le rappresenta. Nel caso dei grillini, la fedeltà, come è ormai ben noto, è quella che deve essere riconosciuta alla Casaleggio Associati.

Pertanto, solo in base a queste semplicissime evidenze, dovrebbe esser chiaro a chiunque che al prossimo referendum confermativo per l'abolizione del numero di parlamentari è necessario votare No, perché la riforma fatta è sbagliata al pari di quelle promosse da Renzi.

Naturalmente, saranno in pochi a capirlo, e tutti andranno a votare Sì ad una legge assurda che servirà solo a peggiorare il peggio a cui già stiamo assistendo oggi, pensando solo che in questo modo faranno un dispetto a qualche centinaio di parlamentari.