Sono passati 11 anni dalla strage davanti alle coste di Lampedusa che costò la vita a 368 migranti
Il 3 ottobre 2013, a poca distanza dall'isola di Lampedusa, annegarono almeno 368 persone. Otto giorni dopo, swmpre nel Mediterraneo centrale tra Libia e Lampedusa, si rovesciò un’altra imbarcazione. In jquell'occasione, le vittime del naufragio furono 268, 60 erano bambini.
A seguito di quelle stragi, l’Italia avviò l’operazione “Mare Nostrum”, destinata però a durare solo un anno e senza un vero supporto dell’Europa.
Ieri OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), UNHCR, (l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e UNICEF (il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia) a Lampedusa hanno commemorato l’undicesima Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per ricordare il naufragio del 3 ottobre 2013.
Negli ultimi 11 anni sono oltre 30.000 le vittime registrate fino ad oggi, di cui quasi 24.000 lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che si conferma come una delle rotte più pericolose a livello globale. Solo nel 2024, già oltre 1.229 persone hanno perso la vita lungo questa rotta. Tra loro molte persone di minore età, tra cui neonati e bambini e adolescenti che viaggiano da soli, senza figure adulte di riferimento.
Molte delle persone che affrontano questi viaggi sono in fuga da conflitti, povertà estrema, discriminazioni e violenze subite nei paesi di transito o di prima destinazione, ma anche dall’impatto devastante dei cambiamenti climatici. Tentano la traversata partendo dalla Tunisia a bordo di barchini di ferro, o con pescherecci dalla Libia, imbarcazioni sempre inadatte alla navigazione ed estremamente pericolose.
Queste tragedie sono evitabili, e la necessità di fornire una risposta significativa non può essere più rimandata. Salvare vite umane non è un’opzione. È un obbligo legale. È un imperativo morale.
A distanza di 11 anni, è evidente la mancanza di iniziativa per governare, davvero, i flussi migratori e fermare la strage del Mediterraneo. Servirebbero canali di accesso legali e sicuri, l’unico modo per colpire i trafficanti. In Italia i decreti flussi, senza un superamento della legge Bossi-Fini, sono solo dei palliativi da sventolare per mascherare il fallimento di tale norma. Lo stesso i click day.
E poi, la limitazione alla ricerca in mare voluta contro le Ong è una vera e propria oscenità, pensata per alimentare ad arte l'idea che le Ong aiutino il traffico di esseri umani, mentre in realtà salvano le persone. Il paradosso è che è proprio il governo (stessa cosa per quelli che lo hanno preceduto) a sostenere finanziariamente i trafficanti con i finanziamenti a Libia e Tunisia, i cui risultati vengono monitorati con il numero di migranti in arrivo sulle nostre coste.