La natura ci fornisce un esempio di crudeltà raccapricciante: la vespa parassita dopo aver paralizzato il bruco con il suo veleno, deposita nell’organismo della sua vittima le larve che si nutrono del suo corpo vivo, divorando per ultimo gli organi vitali.

Il presidente del COPASIR Raffaele Volpi (Lega) dopo le audizioni sul sistema bancario e assicurativo nazionale, durante le quali sono stati ascoltati Aise, Banca d’Italia, Ivass, Ubi Banca, Mediobanca, Cassa Depositi e Prestiti e Unicredit ha lanciato un allarme: “Riteniamo che, oggi in particolare, il ‘Sistema Paese’ abbia la necessità di non vedersi depauperato di capisaldi strategici in favore di attori che perseguono interessi diversi da quelli nazionali”.

Questa è veramente una gran brutta notizia! Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) denuncia pubblicamente: “Recenti notizie, in parte in qualche modo prevedibili, accentuano le preoccupazioni già espresse dal Comitato in merito al possibile controllo fuori dai confini nazionali di primari istituti bancari ed assicurativi già riconosciuti per altro tra i maggiori detentori del sovrano debito italiano. Essendo le notizie pubbliche ed acclarate e facendo memoria della recente implementazione della legislazione in merito alla difesa degli assetti strategici del Paese pensiamo possa esservi una autonoma attivazione degli organismi preposti finalizzata ad assicurare che i predetti istituti rimangano all’interno di un sistema di controllo e direzione italiano”.

Che cosa è accaduto? Lo dice chiaramente il vice presidente del Comitato: “Apprendiamo, infatti, da un quotidiano, in una domenica di un lungo ponte, che è in atto il ‘colpo del secolo’: un fondo franco/lussemburghese acquisirà il controllo di Mediobanca, la più grande banca d’affari italiana, da sempre in competizione con quella francese, operazione che a sua volta consentirà il controllo delle Assicurazioni Generali, l’unica grande multinazionale delle assicurazioni italiana e di parte del sistema bancario nazionale”.

Qualsiasi riassetto societario di Mediobanca non determini: (…)” ripercussioni tali da pregiudicare l’allocazione del debito italiano anche perché Mediobanca è un azionista molto importate di Generali” infatti detiene 60 miliardi di Btp.

Dietro ad operazioni così spregiudicate c’è sempre uno stratega d’eccellenza, nel caso specifico si chiama Leonardo Del Vecchio, alias LUXOTTICA il gigante mondiale degli occhiali. Milanese, una vita combattuta, inizia come operaio, si trasferisce in trentino dove apre una bottega di montature per occhiali nel 1953, nel 1961 si trasforma in Luxottica S.a.s., un indotto con 14 dipendenti specializzati in parti minute per occhiali; nel 1967 pur continuando il lavoro di assemblaggio per conto terzi, inizia a produrre occhiali finiti con marchio Luxottica. Aveva ricevuto del terreno gratuitamente dal comune di Agordo per realizzare la sua iniziativa industriale, nel 1971 lascia l’indotto per produrre in proprio occhiali finiti. Nel 1981chiede ed ottiene un prestito dal Credito Italiano con il quale acquista l’americana Avantgarde, attraverso la quale entra nel mercato statunitense, dopo un anno restituisce il prestito con gli interessi, nel frattempo aveva aperto quattro nuovi stabilimenti e assunto 4.500 dipendenti. Nel 1990 è quotata nella Borsa di New York, 1995 è il maggior produttore e distributore di occhiali a livello mondiale.

E’ dal 1995 che inizia una metamorfosi, avendo una grande ricchezza occorre accrescerla sempre più, iniziano i gemellaggi e le speculazioni. Del Vecchio si associa con i Benetton nel ’95 acquista la SME (Società Meridionale Elettricità – ex IRI) che nel frattempo aveva sviluppato i franchising Supermercati GS e Autogrill, dopo aver sfruttato la situazione cedono i supermercati ai francesi della Carrefour.

Dal 2000 viene quotata nella Borsa di Milano MIB-30, dal 2003  S & P / MIB. Dal 1990 inizia l’assorbimento dei principali marchi di produzione e distribuzione di occhiali: 1990 l’italiano Vogue; 1995 Persol e US Shoe Corporation (LensCrafters); 1999 Ray-Ban; 20012 Sunglass Hut. Inc.. Dal 2003 inizia l’assorbimento di società di vendita al dettaglio di occhiali. Nel 2003 acquisisce OPMS con sede a Sidney; nel 2004 la Pearle Vision e la Cole National; nel 2007 acquista la californiana Oakley la più importante società distributrice di occhiali sportivi (ed altro) al mondo per 2.1 miliardi di dollari.

Dal luglio 2004 Del Vecchio nomina Andrea Guerra amministratore delegato della Luxottica e consigliere di amministrazione delle sue principali società controllate.

Nel febbraio 2007 si allea al colosso francese Fonciere des Regions conferendogli la quota di maggioranza relativa dell’immobiliare Beni Stabili per dar vita al principale gruppo europeo immobiliare.

Anche Del Vecchio usando il sistema delle scatole cinesi elude il fisco italiano, anche in questo caso se la cava pagando l’inerzia di 20,4 milioni.

Attualmente Del Vecchio ha concentrato nella Delfin S.r.a.l. con sede nel Lussemburgo tutte le partecipazioni e la liquidità di famiglia e ne ha affidato l’amministrazione a Romolo Bardin. Il capitale è suddiviso in quote tra lui e i suoi familiari: il 25% fa capo al titolare, il restante 75% e suddiviso equamente tra i suoi 6 figli in quote pari al 12,5%, Del Vecchio si è comunque riservato l’usufrutto a vita sul restante 75% del capitale. La vedova subentrerà nella sua quota (25%).

Vediamo cosa c’è nel forziere della Delfin, una società a responsabilità limitata con sede nel Lussemburgo, con la quale Del Vecchio controlla:

il 38%  ElissorLuxottica, con sede a Parigi, multinazionale italo francese produttrice mondiale di lenti ed occhiali, quotata nella Borsa di Parigi;

il 28%   Civivio immobiliare francese quotata nella Borsa di Parigi;

il 13%   Luxair compagnia aerea lussemburghese;

il 9,9&  Mediobanca la principale banca d’affari italiana concorrente all’equivalente banca d’affari francese;

il 4,87% Generali la multinazionale e principale compagnia di assicurazioni italiana.

Come si può vedere tale impero ha le sue sedi all'estero, naturalmente nei paradisi fiscali europei: a chi versa gli oneri fiscali e soprattutto quanto?

Il 5 ottobre scorso Del Vecchio è diventato primo azionista di Mediobanca passando dal 9,9% al 10, 162 %,  la Bce (con presidenza francese) ha autorizzato un aumento della sua partecipazione azionaria in Mediobanca fino al 20%.  Molto candidamente Del Vecchio ha definito l’operazione un buon investimento perché rappresenta uno snodo per la stabilità del sistema economico italiano.

Il 28 ottobre scorso è stato indetta un’assemblea ordinaria e straordinaria per deliberare il rinnovo del cda e in particolare le modifiche statutarie autorizzate dalla banca centrale europea relative ad alcuni profili di governance connessi all’evoluzione degli assetti proprietari “volti ad un maggiore allineamento alle best practice dell’industria bancaria mediante una maggiore flessibilità nel processo di selezione dell’amministratore delegato e il rafforzamento dei criteri di indipendenza degli amministratori non esecutivi”.

In pratica si elimina il vincolo che l’amministratore delegato e il direttore generale vengano selezionati tra i dirigenti del gruppo lasciando la possibilità di una scelta esterna.

Io preferisco fermarmi qui, non voglio approfondire oltre. Qui si tratta di settori vitali dello Stato e i meccanismi di controllo e difesa non funzionano come dovrebbero: ci sono troppi “cavalli di Troia” che agiscono all’interno. Francia, Germania, Inghilterra, Lussemburgo ed altri paesi europei sono “blindati” contro operazioni del genere: le fanno a casa altrui ma non le acconsentono nei loro territori. 

Non si possono permettere scalate ai settori vitali di uno stato perché non vi è un tessuto economico, culturale, sociale europeo compatto.

Queste “operazioni” non generano egual benefici su tutti i membri dell’UE, lo si è visto con l’ampliamento della Comunità: quanti paesi sono andati in gravi difficoltà entrando nell’area dell’euro perché non erano preparati a un tale impatto (e c'è stato chi ne ha approfittato)?  Nulla è lasciato al caso!

La grave crisi provocata dalla pandemia ha creato i presupposti per il superamento di queste divisioni ma fondamentalmente permane la vecchia mentalità post bellica che rallenta se non svia dalla meta di una federazione europea di stati che hanno tutto in comune. La biografia di Leonardo Del Vecchio dimostra quanto l’accumulo di ricchezza porti a gestire i destini di una collettività che dovrà, volente o nolente, accettare condizioni poste unilateralmente perché manca di un interlocutore valido e autorevole che difenda gli interessi generali.