La senatrice Malpezzi, ha descritto così al Senato il dl Aiuti:

"20 miliardi per famiglie, lavoratrici, lavoratori e imprese. Questo c’è nel DL Aiuti. Bollette più leggere. Aiuti per le famiglie e le imprese più in difficoltà. Interventi a favore dei redditi più bassi. Sblocco dei cantieri. Un forte segnale di un Governo che mette al centro le persone e i loro bisogni. È per questo che oggi senza alcun dubbio rinnoviamo la nostra fiducia. Il mestiere della politica è dare risposte ai problemi, risolverli, non solo rappresentarli. Chi sceglie di interrompere questo percorso, sceglie di anteporre i propri interessi a quelli del Paese".

Ma allora perché, all'ultimo momento, vi è stato aggiunto il finanziamento ad un inceneritore? La senatrice Malpezzi non lo spiega, eppure è uno dei nodi del problema. La responsabilità del Pd, come degli altri partiti della maggioranza del Governo Draghi può esser riassunta nell'aver fatto ingoiare rospi ai 5 Stelle che, oltretutto, un giorno sì e l'altro pure venivano insultati per esser responsabili di aver voluto il reddito di cittadinanza  o il super bonus, di cui in questi giorni hanno però tessuto le lodi, rispettivamente, l'Istat e il Sole 24 ore.

E che dire poi della presumibile regia di Draghi nella scissione pentastellata, con Di Maio che ha chiamato a raccolta coloro che in un modo o nell'altro speravano o sperano di arrivare almeno a fine legislatura per conservare lo stipendio sino alla prossima estate?

Considerata colma la misura, i 5 Stelle si sono astenuti dal voto uscendo dall'Aula di Palazzo Madama, che ha comunque approvato il provvedimento con 172 sì e 39 no. 

Non appena conosciuto l'esito del voto, il presidente del Consiglio Mario Draghi si è recato al Quirinale dove ha avuto un colloquio di un'ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poi è rientrato a Palazzo Chigi. Nessuna comunicazione ufficiale su quanto si sono detti, è trapelata.

Alle 18:15 si è tenuto il Consiglio dei Ministri e in tale occasione Draghi ha annunciato le sue dimissioni:

"Buonasera a tutti,Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico.La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo.In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente.Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più.Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani.Grazie".

In quello che, a questo punto potrebbe considerarsi un gioco delle parti concordato in precedenza, alle parole di Draghi è seguita la nota del presidente dela Repubblica, Sergio Mattarella, che invita il premier dimissionario a presentarsi in Parlamento:

"Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto.Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica".