Qualche giorno fa (qui) vi anticipavo che mi sarebbe piaciuto esporvi alcuni pensieri sulle imminenti elezioni politiche. Ma non pensate che inizierò a suggerire opzioni di voto. Io desidero parlare unicamente di consapevolezza e cultura nel senso più ampio del termine, e la politica non fa eccezione per la sua influenza e incisività nelle nostre vite: dobbiamo comprenderla e controllarla.

Questa prima parte è per certi versi banale; ma è sorprendente come a volte siano proprio le banalità a metterci in difficolta. E allora parliamone.

Da qualche settimana stiamo vedendo che veterani e cariatidi della politica si affannano sulle passerelle per dispensare promesse ad libitum. E la cantilena è sempre la stessa: si racconta come dovrebbe andare il mondo, non si spiega perché l'ultima volta è andata storta, non si spiega perché ogni volta i problemi aumentano, e non si spiega cosa si farà concretamente e in dettaglio per rimediare una volta e per tutte.

Promesse e cantilene. Parlano un po' come sto facendo io ma con grande superficialità, e con la differenza che io sono un alunno errante qualsiasi e loro devono guidare il paese e risolvere problemi piuttosto pesanti.
E dovremmo credere a questa roba? Io non penso che sia una buona idea farlo. Voi cosa ne pensate?

Però non scrivete che non volete andare a votare. Non pensateci nemmeno! Se fate una cosa del genere fareste un grosso favore a chi vuole esattamente questo: che ci si indigni e non si vada a votare. Avete già letto l'articolo introduttivo sulla “buona politica”? E' un buon momento per farlo

Bisogna tenere bene a mente che l'astensionismo è il modo perfetto per alimentare questo sistema abulico fatto di “promesse vane”, sul quale prospera la cattiva politica, il malaffare, la corruzione, e ogni interesse speculativo e clientelare. Loro - che hanno il bieco interesse - a votare ci vanno sempre e fregano tutti gli altri. Occhio!

Non partiamo dunque dall'indignazione e sforziamoci unicamente nell'individuare i soggetti politici che potrebbero essere degni di elezione. Niente dilemmi e patemi, perché ci basterà seguire poche semplici regole.

PRIMO: Non fidiamoci di chi ha promesso mille volte le stesse cose.

I politici di professione, ossia tutti coloro che per decenni hanno occupato le poltrone, sono palesemente inaffidabili. Hanno già preso in giro gli italiani decine di volte con le stesse cantilene. Facciamo attenzione: tra questi ci sono anche quelli delle opposizioni farlocche, quelli che si oppongono a turno per darsi un tono. Occorre oliare bene la memoria.

SECONDO: Non fidiamoci del “nuovo” sotto mentite spoglie. 

Talvolta i vecchi politici, specie se divenuti impresentabili, candidano i loro “delfini” dal curriculum apparentemente limpido e promettente, ma questi saranno solo dei burattini nelle mani dei pupari. Più spesso s'inventano nuovi movimenti e simboli politici. Dobbiamo davvero stare attenti. 

TERZO: Stiamo alla larga dall'indecenza. 

Chi cambia casacca o idea in continuazione. Chi fa politica principalmente dai social. Chi urla, insulta, fa incessante propaganda, ritratta continuamente quello che afferma e non lo ammette. Chi fa figuracce internazionali mettendo in imbarazzo il paese. Chi riesce ad allearsi con tutti e fa spesso “patti di responsabilità”, ma poi non riesce mai a spiegare, punto per punto e dettagliatamente, quale sarebbe il “patto”.

QUARTO: Consideriamo chi ha fatto davvero qualcosa di utile governando. 

Vecchio o nuovo che sia, consideriamo chi ha già fatto qualcosa di veramente utile e serio per questo paese. Chi ha tentato, lavorato, sbagliato e provato a correggere, con passione, provvedimenti che hanno fatto del bene a qualunque fascia della popolazione e, purché, non abbiano danneggiato seriamente altre fasce. Chiunque riesca a provare di aver fatto qualcosa del genere, allora proverà sicuramente a mantenere le promesse date. E senz'altro merita fiducia.

QUINTO: Accertiamoci che la nostra scelta sia abbastanza antipatica alla stampa. 

Esiste ormai una logica consolidata: chiunque provi a cambiare il sistema e tenti realmente di realizzare un programma di equità sociale, sarà inviso fino all'indecenza dall'informazione main stream. Il sistema del malaffare e delle disuguaglianze, quelli di cui ho parlato nei primi tre punti, sono i maggiori proprietari dell'informazione stessa e ovviamente la utilizzano per difendersi. Quindi non stupiamoci se i soggetti individuati, potenzialmente degni, vengono irrisi e attaccati in continuazione. Dobbiamo imparare a filtrare bene le notizie e soprattutto a controllarne fonti, veridicità e onestà, condannando sempre enfasi e iperboli.

SESTO: Leggiamo accuratamente il programma politico. 

Quello che viene promesso deve essere coerente e realizzabile. Spesso i programmi politici hanno punti incoerenti e contrastanti tra loro, e ancor più spesso sono favole che non potrebbero trovare mai una reale copertura finanziaria. Facciamo molta attenzione anche agli eventuali squilibri sociali e tensioni che potrebbero determinarsi se il programma è eccessivamente sbilanciato verso alcune fasce sociali, o se rischia di colpire le più deboli. 

Abbiamo finito!

I primi 4 suggerimenti sono davvero facili da applicare, perché è sufficiente essere bravi osservatori e informarsi un minimo, ovviamente pensando con la propria testa. Posso comprendere che gli ultimi due siano un po' più complicati: verificare le notizie e fare un attenta disamina dei programmi politici è un'attività non indifferente, e in qualche caso necessita anche di conoscenze specifiche.

Me ne rendo conto. Ma è proprio su queste apparenti complessità, dovute quasi sempre al disinteresse della gente, che la cattiva politica prospera indisturbata. Quindi ricordiamoci anche questo: siamo responsabili delle nostre lacune e deleghe di pensiero, che spesso sfociano nella fiducia “in bianco” o per simpatia.

Infine un ultimo consiglio: non guardate i sondaggi!

Può salvarci unicamente la volontà di impegnarsi a capire queste poche cose.