CHI C'È DENTRO I TUNNEL?

È ormai un dato di fatto. Negli oltre 500 chilometri di tunnel sotterranei a Gaza non si aggirano solamente i miliziani di Hamas.

Numerosi infatti sono i combattenti appartenenti ad altri gruppi terroristici come quelli della Jihad islamica e al Comitati di resistenza popolare(Cpr) accomunati tutti da un odio profondo e viscerale nei confronti del ''nemico sionista''.

Il secondo gruppo terrorista in quanto a capacità operative dopo Hamas è sicuramente quello della Jihad islamica, fondato dal medico palestinese Fathi Saqaqi e da un predicatore musulmano nel 1981.

Nel 2014  il gruppo terroristico lanciò quasi 100 razzi contro il territorio israeliano provocando tuttavia pochissimi danni grazie soprattutto al pregevole lavoro del sistema di difesa israeliano Iron Dome che intercettò gran parte dei razzi lanciati. Ovviamente con il passare del tempo anche le tecnologie della Jihad isalmica si sono specializzate e senza alcun dubbio ad oggi la sua capacità militare è aumentata di molto. Un contributo alla crescita di tali tecnologie proviene quasi esclusivamente dalle decine di milioni di dollari di finanziamenti che ogni anno l'Iran elargisce al gruppo terrorista. La CIA così come altri istituti di ricerca ritengono che il numero dei miliziani appartenenti a tale gruppo siano almeno 1500.

Altro gruppo di miliziani ospite dei tunnel costruiti da Hamas è il CPR (Comitato palestinese di resistenza). Fondato nel 2000 dall'ex leader di Fath è un gruppo che ha al proprio interno numerosi miliziani affiliati precedentemente a Fath e a Hamas. Sono il gruppo di miliziani che più di tutti è disposto a sporcarsi le mani compiendo incursioni in territorio israeliano, piazzando ordigni esplosivi all'interno di autobus israeliani e allestendo autobombe dirette spesso contro convogli civili e militari israeliani. Appartenenti al CPR furono anche i miliziani che nel lontano 2006 catturarono al confine un militare israeliano e tennero prigioniero per circa 5 anni salvo poi liberarlo dopo un accordo in cambio della scarcerazioni di migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.

Altri piccolissimi gruppi invece raggruppano i membri scontenti di Hamas, critici nei confronti del presunto ammorbidimento delle sue posizioni rispetto a Israele.

Ovviamente come ben sappiamo il gruppo più consistente che si aggira all'interno dei tunnel è formato dall'ala militare di Hamas che può contare su circa 25.000 miliziani combattenti e altri 5.000 impegnati nella logistica e nel rapporto con gli sponsor. Questi ultimi sono infatti importantissimi non solo per aumentare la capacità militare del gruppo terroristico ma anche per provvedere al welfare, al benessere della popolazione palestinese e presentare Hamas agli occhi dei civili palestinesi alla stregua di un governo leggittimo che fa il bene della comunità, costruendo edifici, infrastrutture, strade, scuole e ospedali oltre che provvedendo alla difesa del suo territorio. Sono infatti centinaia i milioni di dollari che Doha annualmente riversa nelle casse del gruppo terroristico per soddisfare i bisogni e gli equipaggiamenti militari dei miliziani. Anche in questo caso è evidente il cambiamento radicale della tecnologia nelle mani dei terroristi che sono passati in un decennio grazie ai soldi qatarini da avere razzi artigianali con gittata di appena 17 chilometri ad avere razzi professionali con una gittata di oltre 100 chilometri.

Un ruolo fondamentale all'interno di Hamas è dato anche agli attivisti impegnati nel settore logistico che curano i vari canali social come Telegram e spesso creano contenuti di dubbia veridicità andando ad aumentare quella sensazione di incertezza e menzogna tipica di ogni guerra.