Presentato da Massimiliano Valerii e da Giorgio De Rita, rispettivamente Direttore Generale e Segretario Generale la 51esima edizione dell'annuale Rapporto del Censis, Centro Studi Investimenti Sociali.

Nella prima parte del rapporto sono stati analizzati e interpretati i fenomeni socio-economici più significativi che riguardano il nostro Paese; nella seconda parte, intitolata "La società italiana al 2017", vengono affrontati i processi di maggiore interesse emersi nel corso dell'anno. Nella terza e quarta parte si presentano sono infine indicate le analisi per settori: la formazione, il lavoro, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

Per conoscere il rapporto in dettaglio, è possibile ascoltare la presentazione nel video in allegato o leggersi in vari passaggi riportati sul sito del Censis. Qui ne sottolineo solo alcuni aspetti, che potrebbero essere considerati marginali, ma comunque abbastanza indicativi per capire chi siamo. Partiamo da quelli relativo al cosiddetto immaginario collettivo e a come gli italiani percepiscono le istituzioni.


Nella definizione data dal Censis, l'immaginario collettivo è l'insieme di valori e simboli in grado di plasmare le aspirazioni individuali e i percorsi esistenziali di ciascuno, quindi di definire un'agenda sociale condivisa. Per farla semplice è ciò che gli italiani considerano come punti di riferimento, valori, oggetti o icone a cui ispirarsi o di cui non è possibile fare a meno.

Anche se cambiano in funzione della fascia d'età, i miti attuali per la maggioranza degli italiani sono i social network (32,7%), il posto fisso (29,9%), lo smartphone (26,9%), la cura del corpo (i tatuaggi e la chirurgia estetica: 23,1%), i selfie (21,6%), la casa di proprietà (17,9%), un titolo di studio come strumento per accedere ai processi di ascesa sociale (14,9%) e l'automobile nuova (7,4%). Al giorno d'oggi il cinema è meno influente di un tempo (appena il 2,1% delle indicazioni) rispetto al ruolo egemonico conquistato dai social network (27,1%) e più in generale da internet (26,6%).

Non ci sono invece grosse differenze di vedute per la sfiducia che ha investito la politica e le istituzioni: l'84% degli italiani non ha fiducia nei partiti politici, il 78% nel Governo, il 76% nel Parlamento, il 70% nelle istituzioni locali, Regioni e Comuni. Il 60% è insoddisfatto di come funziona la democrazia nel nostro Paese, il 64% è convinto che la voce del cittadino non conti nulla, il 75% giudica negativamente la fornitura dei servizi pubblici.

Perché porre l'accento su questi dati? Perché dai dati del Censis si scopre un'Italia sempre più divisa dove il divario tra classi sociali aumenta, dove diminuiscono le opportunità per chi è meno istruito, ma dove diminuiscono anche le professionalità qualificate e le opportunità per prendere parte ad una ripresa economica che viene percepita da alcuni, mentre per altri finisce per diventare strumento di ulteriore rancore che, oltre che nei confronti delle istituzioni, viene diretto a chi è visto come un "concorrente" nel diritto all'assistenza, gli immigrati e i richiedenti asilo.

In pratica, nulla che già non sapessimo, ma se ci viene detto con cifre e percentuali finisce per essere ancora più preoccupante.