La canzone parte dall’idea di raccontare una storia d’amore annichilita da un lutto, e con un’imprevedibile ironia, inizia ad indagare sul concetto di verità che segna in maniera indelebile la vita dell’essere umano.

 

Nella parte finale, la canzone, nella ricerca disperata della verità, si affianca alla parallela mutazione antropologica letta come una inevitabile conseguenza culturale. (cfr. “Lo storico discorsetto di Castelgandolfo” – Scritti Corsari).

 

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Il singolo fa parte del disco “Porci, pecore e pirati” (un concept album per la precisione), patrocinato dalla Fondazione Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini che ha proclamato in anteprima il progetto di Interesse Culturale in quanto “opera interessante e originale per come fonde ironia e satira e critica della società edonistica dei consumi, con sincerità e vivacità” (R.Chiesi – Centro Studi – Archivio P.P.Pasolini), è un’opera di musica popolare moderna e cantautorale interamente ispirata al pensiero pasoliniano, ricca di omaggi e riferimenti ad uno dei più grandi intellettuali e artisti che l’Italia possa vantare.