"Questa notte sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare 202 presunti innocenti. I dettagli dell'operazione non li possiamo dire. Lo sapete. ... La stampa è potente ed ha potere. Chiedete ai vostri editori di dire ai referenti politici di cambiare la legge. Io non intendo essere né indagato, né sottoposto a procedimento disciplinare".
La grottesca conferenza stampa del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a seguito degli arresti effettuati per l'operazione Sistema è frutto della cosiddetta legge bavaglio, a firma Cartabia, approvata dal governo dei migliori guidato dal miglior premier che l'Italia potesse desiderare, Mario Draghi.
In base a tale legge, voluta per tutelare la presunta innocenza delle persone arrestate, non è possibile sapere molto sui dettagli dell'inchiesta che ha portato alla maxi retata e sulle responsabilità dei singoli.
Tra gli arrestati, finito ai domiciliari, vi è anche il sindaco di Rende con deleghe alla sanità e all'urbanistica, Marcello Manna, che attualmente ricopre anche l'incarico di presidente dell’Anci (l’Associazione dei comuni italiani) della Calabria. Oltre a Manna, come amministratori locali, sono stati arrestati l’assessore alla manutenzione e al decoro urbano di Cosenza, Francesco De Cicco, e l’assessore ai Lavori pubblici del comune di Rende, Pino Munno.
Nell’ambito della stessa operazione è stato eseguito anche un sequestro di beni mobili e immobili per un valore di 72 milioni di euro.
Questo è ciò che è possibile sapere a seguito di un'operazione, presumibilmente anti-mafia, che ieri ha motivato l'arresto di oltre duecento persone. È normale?
È la conseguenza del decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri per recepire la direttiva Ue 343/2016 sulla presunzione d’innocenza, ma che sulle indagini in corso prevede un vero e proprio bavaglio per le procure e, ovviamente, anche per i giornalisti.
L’unico a poter mantenere i rapporti con gli organi di informazione sarà il Procuratore della Repubblica, il quale potrà farlo solo tramite comunicati ufficiali oppure, solo in casi di particolare rilevanza pubblica, tramite conferenze stampa... ma nella forma in cui è stata fatta dal procuratore Gratteri.
Infatti, per chi dovesse "indicare pubblicamente come colpevole" l'indagato o l'imputato, sono previste "sanzioni penali e disciplinari", "obbligo di risarcimento del danno" e "rettifica della dichiarazione resa" entro 48 ore su richiesta dell'interessato, "con le medesime modalità".
Pertanto, come ha fatto notare il procuratore Di Matteo, grazie alla nuova norma, di un'inchiesta che li riguarda potranno parlare liberamente i mafiosi, ma non i pm!
Comunque, in relazione al sindaco di Rende, se non è possibile conoscere il perché sia stato arrestato oggi, possiamo però sapere ciò di cui si è reso responsabile ieri. Questo un ritratto che ne fa il quotidiano calabrese Iacchite': "Rende, chi è Marcello “Mazzetta” Manna: l’avvocato dei poteri forti tra mafia e stato deviato".