Il numero degli studenti che in Italia aggredisce un professore è in aumento.

Qualche giorno fa, a Lucca, un ragazzo urla e inveisce contro un docente, per avere un 6... la sufficienza, a Velletri si arriva addirittura alle minacce in stile mafioso: ti sciolgo nell'acido.

Eppure, da uno studio emerge che i ragazzi bocciati per cattivacondotta sono solo lo 0,1% di coloro che frequentano le aule scolastiche! Che cosa succede allora all'interno delle scuole?

La moda del bullismo e del cyberbullismo sui compagni non è ancora diminuita e viene affiancata da quella del bullismo sui professori, che forse è sempre esistito, anche se 20 anni fa non esistevano gli smartphone e non era possibile dargli così tanta visibilità.

Ed in fondo è questo quello che cercano i ragazzi, ciò che fa scattare l’aggressione, con i compagni che approvano e sghignazzano, e che porta a filmare dei sorprusi e a metterli in rete su Facebook, Instagram, Whatsapp... con il bullo che ha tra le proprie mani la vittima di turno e che rimane affascinato dalla possibilità di essere sopraffatto da like, commenti, condivisioni... tanto da farlo sentire la star del momento.

Questo, semplicemente, è quanto accade.

Eppure, per risolvere questa situazione basterebbe "riavvolgere il nastro", ripartire daccapo e iniziare a comprendere, gradualmente, come usare al meglio la rete.