Probabilmente agli americani sembra ancora di vivere la favolosa epopea del West. Un continuo scambio di colpi. Da una parte dei folli che, appena ricevute armi improbabili e sofisticatissime via UPS o Federal Express oppure dopo averle acquistate nel negozio dietro l'angolo, scendono in strada e fanno una strage. Dall'altra la polizia che non vuol essere da meno. Nel 2015, i poliziotti americani hanno ucciso più di 1.100 persone, la percentuale più alta fra tutti i paesi per i quali sono disponibili delle statistiche. Una media di tre morti al giorno. Ed è una stima per difetto. Per fare un paragone, in Germania nel 2015 sono stati due i morti. In Gran Bretagna dal 2010 al 2014 sono state 5 le persone uccise in scontri con la polizia,mentre nella sola città di Albuquerque, nel New Mexico, ben 26. Non esiste un'istituzione a livello federale che tenga un conto esatto. Solo tre mesi fa, il ministro della Giustizia, Loretta Lynch ha annunciato un'iniziativa a tal proposito, operativa solo dall'inizio di quest'anno, dopo che il precedente progetto, definito "Arrest Related Deaths Count", in vigore dal 2003 al 2009, era miseramente fallito. Fino ad oggi solo l'FBI redige statistiche annuali su quelli che definisce "omicidi giustificati", definizione con cui si intende "l'uccisione di un criminale da parte di un agente di polizia in servizio". Ma i dati sono incompleti, dato che la partecipazione è volontaria e dei diciottomila dipartimenti di polizia statunitensi solo 800 forniscono delle cifre. L'ultimo dato disponibile risale al 2014 e parla di 444 morti. I numeri del 2015 li dobbiamo al quotidiano inglese Guardian, che sul suo sito web ha creato il progetto "The Counted", in cui sono documentati tutti gli atti di violenza dei poliziotti americani. Le statistiche del Guardian dimostrano che, in percentuale, le vittime più frequenti sono persone di colore (7,5 per milione, con 301 morti), seguite dai latino-americani (3,48 per milione, con 193).