“Il protocollo nazionale servirà da indirizzo politico - precisa Silvestro Scotti segretario generale Fimmg - per organizzare le modalità della doverosa partecipazione dei medici di famiglia  continuità assistenziale e  della medicina dei servizi alla campagna vaccinale, Stimiamo che almeno 35mila medici di famiglia in tutta Italia sarebbero pronti ad effettuare le vaccinazioni anti-Covid nei propri studi partendo da subito: ciò, ovviamente, avendo a disposizione le dosi e sulla base di accordi regionali già presenti o che verranno definiti a breve" .

Dopo alcune settimane di confronto e dopo che in metà delle regioni si sono già fatti degli accordi, è stato siglato il Protocollo d’intesa nazionale tra Governo, Regioni e i sindacati dei medici di famiglia Fimmg, Snami, Smi e Intesa Sindacale per il loro coinvolgimento nella campagna di vaccinazione anti-covid.
 
L’intesa siglata rappresenta in sostanza una cornice base entro cui si dovranno stipulare gli accordi specifici a livello regionale. Un accordo che forse arriva un po' tardi dato che come dicevamo molte Regioni già li hanno fatti singolarmente e in effetti a leggerlo il Protocollo pare più un vessillo politico che disciplina regole di buon senso ma che non entra nello specifico delle questioni dirimenti.
 
“La platea dei soggetti da sottoporre a vaccinazione da parte dei medici di medicina generale, in relazione alla fascia di età, alle patologie, alle situazioni di cronicità, alla effettiva disponibilità di vaccini, nonché le modalità logistiche/organizzative per la conservazione e la somministrazione del vaccino saranno disciplinate dagli accordi regionali”.

Le  dosi di vaccino per ciascun medico di medicina generale dovranno essere  disponibili  in tempi certi e in quantità tali da consentire ad ogni medico la possibilità di garantire ai propri assistiti le somministrazioni del vaccino, coerentemente alle diverse fasi della campagna vaccinale ed ai relativi target di riferimento. Obiettivo evitare le carenze dell’ultima campagna di vaccinazione antinfluenzale.
 
L’anagrafe vaccinale deve essere aggiornata regolarmente. Per questo motivo verrà utilizzata la piattaforma nazionale già attiva che sarà “opportunamente integrata con quella ordinariamente utilizzata dai MMG che sono tenuti a registrare in tempo reale le vaccinazioni effettuate. Nelle more dell’integrazione delle piattaforme, per la trasmissione dei dati, i medici dovranno attenersi alle indicazioni tecniche fornite dalla regione o P.A.”.

Per quanto riguarda il luogo di vaccinazione:

“laddove i profili organizzativi e logistici della vaccinazione anti Covid-19 da effettuarsi da parte dei medici di medicina generale non consentissero la vaccinazione presso gli studi dei mmg, anche relativamente alla assenza di personale amministrativo e infermieristico, è previsto l’intervento professionale dei medici di medicina generale presso i locali delle aziende sanitarie (centri vaccinali) a supporto o presso il domicilio del paziente, da regolarsi negli accordi regionali”.Ad assicurare “la fornitura dei vaccini e dei materiali ausiliari e di consumo, secondo le modalità che saranno individuate a livello regionale tenendo conto delle caratteristiche di conservazione dei singoli vaccini e della disponibilità di strumenti di conservazione, trasporto e sicurezza, tenuto conto anche degli ordinari canali di gestione vaccinale nonché della popolazione che i mmg dovranno vaccinare, secondo quanto previsto dai piani regionali di vaccinazione”, sarà la struttura del Commissario straordinario Covid-19.

Per quanto riguarda il nodo del finanziamento nel Protocollo si precisa che è a carico di quota parte del fondo sanitario nazionale. Pertanto, l’assegnazione ai mmg delle vaccinazioni anti Covid-19 rende necessario un finanziamento aggiuntivo ad integrazione del fondo sanitario nazionale. Il finanziamento sarà progressivamente definito sulla base dell’andamento della campagna vaccinale e degli obiettivi e dei target assegnati ai mmg.

In sostanza, ad oggi manca l’impegno economico e inoltre il compenso ai medici sarà disciplinato dagli accordi regionali fatto salvo la tariffa minima di circa 6 euro prevista dalla convenzione.
 
A quanto si apprende secondo i calcoli della struttura commissariale, a vaccinare il grosso dei cittadini sarà il personale assunto con i bandi delle società interinali oltre a quello già dipendente.

In ogni caso questo personale non è sufficiente per vaccinare tutti gli italiani e mancherebbero da vaccinare circa 5 mln di persone. E questa sarebbe proprio la quota di cittadini che dovrebbero vaccinare i medici di famiglia e per cui lo Stato dovrebbe garantire un finanziamento di circa 60 mln (ovvero 12 euro a immunizzazione completa seguendo praticamente la tariffa della convenzione). In sostanza, a parte la tariffa base saranno le singole regioni a dover finanziare eventuali diffrenze per compensi più elevati.
 
Nell’ambito degli Accordi regionali potrà essere poi disciplinato per le finalità del protocollo anche l’utilizzo delle risorse (25 mln) incrementate dalla legge di Bilancio per il fondo per la qualità dell’assistenza previsto dall’Acn e che nello specifico servirà al pagamento del personale infermieristico.

Altro punto importante  secondo la  Fimmg è il coinvolgimento nella campagna di vaccinazione nazionale anti Covid delle altre figure della medicina generale come i medici di Continuità Assistenziale, Medicina dei Servizi ed Emergenza territoriale.

“Siamo molto soddisfatti e siamo certi che il coinvolgimento dei medici di Continuità Assistenziale – ha tenuto a sottolineare Tommasa Maio, segretario nazionale di Fimmg Continuità Assistenziale - garantirà nuovo impulso alla campagna vaccinale. Ora andremo avanti sui tavoli regionali per garantire che i medici di Continuità Assistenziale possano svolgere questo lavoro in contesti idonei e in assoluta sicurezza”.“I medici di Continuità Assistenziale, per la loro naturale vocazione assistenziale sul territorio - ricorda Tommasa Maio - garantiscono, assieme ai medici di famiglia, un’assistenza capillare e di prossimità che sarà ora agevolmente inserita nei piani vaccinali regionali sulla base delle necessità assistenziali delle diverse aree del nostro Paese”.
Si apre a questo punto un intenso lavoro, regione per regione, così da definire le modalità attraverso le quali i medici di Continuità Assistenziale potranno essere coinvolti.

“Modalità - conclude - che dovranno essere le più idonee alle caratteristiche e al modello assistenziale di ciascuna realtà. In nessun caso si potrà prescindere dalla garanzia che i medici di Continuità Assistenziale chiamati a vaccinare abbiano a loro volta ricevuto la somministrazione del vaccino. Su questo saremo intransigenti”.
 

Qui è possibile scaricare il testo del protocollo d’intesa:

drive.google.com/file/d/1XysDCEHalGYIDel2VJ8pniMdf6rYmBM9/view?usp=sharing