C'è un uso dell'udito che non è un vero ascolto, ma il suo opposto: l'origliare. Infatti, una tentazione sempre presente e che oggi, nel tempo del social web, sembra essersi acuita è quella di origliare e spiare, strumentalizzando gli altri per un nostro interesse. Al contrario, ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l'ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l'ascolto dell'altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta.La mancanza di ascolto, che sperimentiamo tante volte nella vita quotidiana, appare purtroppo evidente anche nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso “ci si parla addosso”. Questo è sintomo del fatto che, più che la verità e il bene, si cerca il consenso; più che all'ascolto, si è attenti all'audience. La buona comunicazione, invece, non cerca di fare colpo sul pubblico con la battuta ad effetto, con lo scopo di ridicolizzare l'interlocutore, ma presta attenzione alle ragioni dell'altro e cerca di far cogliere la complessità della realtà. È triste quando, anche nella Chiesa, si formano schieramenti ideologici, l'ascolto scompare e lascia il posto a sterili contrapposizioni.In realtà, in molti dialoghi noi non comunichiamo affatto. Stiamo semplicemente aspettando che l'altro finisca di parlare per imporre il nostro punto di vista. In queste situazioni, come nota il filosofo Abraham Kaplan, [1] il dialogo è un duologo, un monologo a due voci. Nella vera comunicazione, invece, l'io e il tu sono entrambi “in uscita”, protesi l'uno verso l'altro.L'ascoltare è dunque il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un'informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza.Solo se si esce dal monologo, infatti, si può giungere a quella concordanza di voci che è garanzia di una vera comunicazione. Ascoltare più fonti, “non fermarsi alla prima osteria” – come insegnano gli esperti del mestiere – assicura affidabilità e serietà alle informazioni che trasmettiamo. Ascoltare più voci, ascoltarsi, anche nella Chiesa, tra fratelli e sorelle, ci permette di esercitare l'arte del discernimento, che appare sempre come la capacità di orientarsi in una sinfonia di voci.
Questo è quanto ha detto papa Francesco questo lunedì - festività di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti - in un passaggio del messaggio inviato in preparazione della 56.esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che quest'anno si celebra il 29 maggio, sul tema "Ascoltare con l'orecchio del cuore".
[1] The life of dialogue, in J. D. Roslansky ed., Communication. A discussion at the Nobel Conference, North-Holland Publishing Company – Amsterdam 1969, 89-108.