Prendendosi un attimo di pausa dalla querelle sullo shutdown, che lo vede contrapposto al Congresso a causa del mancato finanziamento del muro al confine con il Messico, Donald Trump ha comunicato, via Twitter, che è iniziato il "lungo ritiro" delle truppe americane dalla Siria, affermando che ormai l'Isis non è più una minaccia, specialmente adesso che è sotto attacco da più fronti, aggiungendo però la possibilità di un nuovo intervento degli Usa se lo Stato islamico, in futuro, dovesse nuovamente costituire una minaccia.
Trump ha poi dichiarato che gli Stati Uniti "devasteranno la Turchia economicamente" nel caso dovesse decidere di attaccare i curdi, annunciando anche una zona sicura di 20 miglia. Per rimanere neutrale, Trump ha aggiunto anche che, allo stesso modo, i curdi non dovranno provocare la Turchia.
La Russia, l'Iran e la Siria - ha detto Trump - sono stati i maggiori beneficiari dell'impegno a lungo sostenuto dagli Stati Uniti nella lotta che ha portato alla sconfitta dell'Isis in Siria, dimenticandosi però di aggiungere che tale traguardo è stato "materialmente" ottenuto dai curdi, a cui gli Usa hanno fornito appoggio logistico e militare.
Infine, Trump ha concluso dicendo che anche l'America ha tratto beneficio dalla sconfitta del'Isis, ma che adesso è arrivato il momento di portare a casa le truppe.
In risposta alle affermazioni di Trump, Ibrahim Kalin, portavoce della presidenza turca, ha dichiarato che la Turchia non ha alcun problema con i curdi, ma che il terrorismo va sradicato ed è esattamente quello che Ankara sta facendo in Siria, aggiungendo che non esiste differenza alcuna tra lo Stato Islamico e l'YPG, le forze curde delle Unità di protezione del popolo.