Dopo che i russi hanno abbandonato il nord, il nuovo fronte della guerra interessa tutta la fascia di confine ucraino che da Kharkiv si estende fino a Mykolayiv.  Donbass e accesso al mare sono i nuovi obiettivi di Mosca che adesso sta ricollocando le proprie truppe per iniziare la nuova offensiva.

Chi risiede nell'Ucraina orientale, per questo motivo, ha già iniziato a lasciare le proprie abitazioni e con qualsiasi mezzo si sta dirigendo a ovest. A parte i bombardamenti che comunque hanno continuato e stanno continuando a interessare l'est e il sud dell'Ucraina, solo a Kharkiv si sono registrate 27 esplosioni nella notte appena trascorsa, secondo il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, le forze russe impiegheranno alcune settimane per dare l'assalto al Donbass e, per tale motivo, già fin d'ora l'alleanza atlantica  deve  assicurare all'ucraina i mezzi per difendersi.

Gli Stati Uniti, nelle scorse ore, hanno approvato la fornitura per cento milioni di dollari di missili anticarro Javelin, mentre è notizia di ieri che la Repubblica Ceca starebbe inviando un certo numero di carri armati di fabbricazione russa in Ucraina, e potrebbe averlo fatto già in passato.

L'Unione europea, intanto, si aggrappa a nuove ulteriori sanzioni per ostacolare la guerra di Putin, ma è difficile che possano incidere più di tanto, finché i Paesi membri non decideranno di interrompere l'acquisto dalla Russia del greggio e, soprattutto, del gas. Parlando al Parlamento europeo, il commissario agli Esteri dell'Ue, Josep Borrell, ha ricordato che dall'inizio della guerra l'Ue ha speso 35 miliardi di euro per l'acquisto di fonti energetiche dalla Russia, rispetto a una spesa di 1 miliardo di euro per fornire armamenti all'Ucraina.

"Dobbiamo aiutare [gli ucraini] a difendersi", ha detto Borrell. "Abbiamo dato all'Ucraina 1 miliardo di euro. Potrebbe sembrare molto, ma 1 miliardo di euro è quello che paghiamo a Putin ogni giorno per l'energia che ci fornisce".

Quindi, mentre con una mano l'Europa cerca di impedire a Putin di finanziare la sua guerra, con l'altra gli dà i soldi che faticosamente sta cercando di non fargli avere. Dove stia la coerenza e la logica in tutto questo è difficile comprenderlo. Ancor di più se nel conto mettiamo le stragi commesse dai russi e gli armamenti forniti all'Ucraina.

Difficile pensare, in questo modo, di costringere Putin al tavolo delle trattative, se a tutto questo si aggiunge che ci sono comunque ancora oltre un centinaio di Paesi al mondo con cui la Russia può continuare ad intrattenere normali relazioni diplomatiche e commerciali. Quindi, difficile ritenere che questa guerra possa concludersi in breve tempo. Difficile sperare che la distruzione delle città ucraine si possa fermare. Difficile auspicarsi che anche la strage di civili possa interrompersi.

Sventolare lo stop al carbone russo come ulteriore passo per danneggiare il Cremlino è semplicemente una presa in giro.

Per questo già fin d'ora  possiamo esser certi che la stima dei 320 civili uccisi a Bucha e il numero ufficiali dei 167 bambini morti a causa della guerra in tutta l'Ucraina (279 quelli feriti) saranno solo una goccia nel mare della follia geopolitica di Putin.