Nonostante la crisi, il lavoro privato di cura rimane una risposta essenziale alla non autosufficienza. Delle 830 mila assistenti familiari (badanti) che si stimano lavorare in Italia, molte si trovano nel cosiddetto sommerso.

Si calcola che: oltre un quarto (26%) lavora e, trattandosi di straniere senza permesso di soggiorno valido, risiede irregolarmente in Italia (216 mila lavoratrici); circa un terzo (30,5%), pur risiedendo in maniera regolare perché italiana o straniera con permesso valido, lavora senza contratto (253 mila); infine, vi è chi lavora in regola con un contratto, che rappresenta il 43,5% del totale (361 mila). L’irregolarità contrattuale riguarda quasi due terzi delle assistenti familiari operanti nel nostro paese.

La stragrande maggioranza delle badanti che lavorano nelle case degli italiani proviene dall’Europa dell’Est (in particolare Ucraina, Romania e Moldavia) e dal Sud-America (soprattutto Ecuador e Perù). Si tratta in larga parte di donne ultraquarantenni, madri, i cui figli risiedono perlopiù nel paese d’origine. Tenendo presente che una parte di queste 830 mila lavoratrici può assistere anche due persone, in maniera più o meno intensa, il numero di anziani assistiti da una badante si può ragionevolmente stimare intorno al milione.

Si tratta di circa il doppio degli anziani che beneficiano dell’Assistenza domiciliare integrata, quasi cinque volte gli ultra 65enni non autosufficienti ricoverati in strutture residenziali e quasi sei volte il numero di persone anziane seguite a domicilio dai servizi di assistenza domiciliare comunali.