Per Zelensky, al momento, qualsiasi disponibilità al dialogo del Cremlino sarebbe solo una scusa per guadagnare tempo e riorganizzare le proprie forze per una nuova offensiva. La Russia non penserebbe ad una vera pace.

Per Borrell, il commissario agli Affari esteri di Bruxelles, la pace con Mosca sarà possibile solo dopo il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino.

Ma il Cremlino, secondo il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov, non ha niente di cui discutere (con Washington) in relazione ad una eventuale pace in Ucraina, anche perché le nostre opinioni al riguardo sono divergenti.

Inoltre non favorisce il dialogo neppure l'iniziativa propagandistica del Parlamento europeo che a Strasburgo nella sessione del 23 novembre a Strasburgo (quasi certamente) approverà una risoluzione che identifichi la Russia tra gli Stati sponsor del terrorismo, giustificata dall'aumento degli attacchi su larga scala alle strutture civili in Ucraina.

Nonostante il contesto sopra descritto, papa Francesco, in una intervista a La Stampa ha detto che "tra Kiev e Mosca la pace è possibile".

C’è qualche novità diplomatica tra Vaticano e Cremlino?«Siamo continuamente attenti all’evolversi della situazione. Come ho detto sull’aereo tornando dal Bahrein, la Segreteria di Stato lavora e lavora bene, ogni giorno, e sta valutando qualsiasi ipotesi e dando valore a ogni spiraglio che possa portare verso un cessate il fuoco vero, e dei negoziati veri. Nel frattempo, siamo impegnati nel sostegno umanitario al popolo della martoriata Ucraina, che porto nel cuore insieme alle sue sofferenze. E poi cerchiamo di sviluppare una rete di rapporti che favorisca un avvicinamento tra le parti, per trovare delle soluzioni. Inoltre, la Santa Sede fa quello che deve per aiutare i prigionieri».

Il Vaticano è pronto a ricoprire un ruolo di mediatore di pace, a ospitare eventuali trattative?«Come confermiamo da mesi, e come ha dichiarato più volte il Cardinale Segretario di Stato Parolin, la Santa Sede è disponibile a fare tutto il possibile per mediare e porre fine al conflitto in Ucraina».

Lei ha speranza che possa avvenire una riconciliazione tra Mosca e Kiev?
«Sì, ho speranza. Non rassegniamoci, la pace è possibile. Però bisogna che tutti si impegnino per smilitarizzare i cuori, a cominciare dal proprio, e poi disinnescare, disarmare la violenza. Dobbiamo essere tutti pacifisti. Volere la pace, non solo una tregua che magari serva solo per riarmarsi. La pace vera, che è frutto del dialogo. Non si ottiene con le armi, perché non sconfiggono l’odio e la sete di dominio, che così riemergeranno, magari in altri modi, ma riemergeranno». 

Sul campo, la Russia avrebbe iniziato a realizzare fortificazioni e trincee nel sud dell'Ucraina, nell'oblast di Kherson anche nei pressi della Crimea, e nella parte orientale del Paese, nei pressi del fiume Siverskyi Donets. Inoltre, parte delle truppe impiegate a Kherson sono state di nuovo dislocate nell'oblast di Luhansk.