I rappresentanti di Stati e organizzazioni umanitarie sono riuniti giovedì a Parigi per chiedere un cessate il fuoco immediato a Gaza.

La conferenza voluta Macron ha lo scopo di coordinare gli aiuti e valutare le modalità per assistere le vittime dell'offensiva israeliana in risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Tra i presenti alla conferenza, rappresentanti delle nazioni arabe, delle potenze occidentali e dei membri del G20. Pochi i capi di Stato e di governo e i ministri degli Esteri con l'Italia, rappresentata da Tajani. 

Chi non è presente? Ovviamente Israele, non invitata, che procede nel genocidio in atto nella Striscia ormai da un mese, nel corso del quale, con la scusa di difendersi da Hamas, ha raso al suolo la metà degli edifici di Gaza uccidendo quasi 11mila persone, di cui circa la metà bambini.

All'ordine del giorno la creazione di un corridoio marittimo per far arrivare aiuti a Gaza, la creazione di ospedali da campo e un piano di assistenza finanziaria.

"Non possiamo aspettare un minuto di più per un cessate il fuoco umanitario o per la revoca dell'assedio, che rappresenta una punizione collettiva", ha affermato Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati. "Senza un cessate il fuoco, senza la fine dell'assedio e senza bombardamenti indiscriminati l'emorragia di vite umane continuerà", ha poi aggiunto in trovando conferma nelle dichiarazioni di Nazioni Unite e Croce Rossa Internazionale.

Proposte che, però, non troveranno ascolto alcuno, almeno a breve, visto che Israele ha escluso nell'immediato un cessate il fuoco, preoccupata che questo possa consentire ad Hamas di riorganizzarsi. Gli Stati Uniti hanno condiviso tale preoccupazione, pur suggerendo "pause" umanitarie.

Ma la guerra difensiva come le zone sicure nel sud di Gaza sono state sbugiardate da Isabelle Defourny, responsabile di Medici Senza Frontiere, che opera a Gaza, che ha affermato che zone sicure nel sud della Striscia non esistono e che sono necessarie soste prolungate dei combattimenti, "non un'ora" ogni tanto.

Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), ha affermato che tutti i valichi per Gaza dovrebbero essere aperti.

Quello che vuole Israele è ormai evidente dai fatti: assassinare quanti più palestinesi possibile nella Striscia e in Cisgiordania, in una campagna palesemente di stampo terroristica perché si ammassino al valico di Rafah per poi far nascere l'ennesimo campo profughi, stavolta nel Sinai.

I leader europei, presa coscienza dell'evidenza di tale piano, dopo aver dato il via a Netanyahu, adesso cercano gradualmente di smarcarsi dalla criminale complicità nel genocidio in atto, o con il silenzio o con iniziative come quella organizza ta da Macron, che è poco più che una pagliacciata.

Invece, la stupidità di chi rappresenta le massime istituzioni europee oggi fa dire al presidente Consiglio Ue Charles Michel, presente a Parigi, tali parole:

"Siamo mobilitati per la soluzione a due Stati e sosteniamo l'Autorità nazionale palestinese come interlocutore legittimo e credibile. Condanniamo l'attacco immondo di Hamas contro la popolazione israeliana, esigiamo che gli ostaggi vengano liberati senza condizioni e sosteniamo il diritto alla difesa di Israele nel rispetto del diritto internazionale. Per noi ogni vita conta, la protezione dei civili è nel nostro DNA. A Gaza la situazione è disastrosa ed è nostra responsabilità impegnarci per i corridoi umanitari".

Offendere uno che definisce diritto alla difesa lo stermino di 11mila civili, di cui 5mila sono i bambini, è del tutto inutile, visto che ha già provveduto, e pesantemente, ad offendersi per proprio conto.

Perché l'Europa non impone immediate sanzioni a Israele, come ha fatto con la Russia, per il genocidio in atto? Perché uno Stato che si definisce ebraico deve essere considerato al di sopra del diritto internazionale?