Mattarella: no al nazionalismo e sì al diritto d'asilo. A Meloni saranno fischiate le orecchie
Nel suo intervento alla XVII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d'Italia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
ha espresso la sua opinione su molti dei temi internazionali oggi all'ordine del giorno, toccando tra gli altri argomenti cruciali come il nazionalismo e il diritto d'asilo in un contesto di crescente frammentazione e incertezza globale, due argomenti che rappresentano due facce di una stessa medaglia: la tensione tra chiusura e apertura nei rapporti tra Stati, società e popoli.
In un'epoca in cui la globalizzazione e la digitalizzazione sembravano destinare il nazionalismo a un ruolo marginale, il discorso evidenzia il suo ritorno prepotente. Le "sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso" richiamano scenari del passato, riproponendo soluzioni divisive in un mondo sempre più interconnesso.
Questa rinascita del nazionalismo si manifesta con la strumentalizzazione delle crisi migratorie, con alcuni Stati che utilizzano i flussi migratori come leva politica, trasformandoli in minacce contro i Paesi vicini e violando convenzioni internazionali, minando la fiducia reciproca tra gli Stati e amplificando divisioni già profonde. La conseguente corsa al protezionismo e alla rottura di collaborazioni multilaterali riflettono una visione miope, che ignora i benefici di soluzioni condivise a problemi transnazionali come il cambiamento climatico e la sicurezza energetica.
Il nazionalismo, in sostanza, si nutre di paura e insicurezza, sfruttando contesti di crisi per erodere il quadro di norme e principi che hanno garantito stabilità e interazioni ordinate tra gli Stati.
Per questo Mattarella, nel suo discorso, ha sottolineato la necessità di riaffermare il ruolo della diplomazia come antidoto a queste tendenze, ricordando che la politica estera dovrebbe rappresentare un terreno di convergenza, non di divisione.
Non meno nette le parole di Mattarella sul diritto d'asilo, sancito all'articolo 10 della Costituzione, che garantisce protezione agli stranieri a cui venga impedito l'esercizio delle libertà democratiche nel proprio Paese, quando ha ricordato come tale principio sia spesso disatteso o strumentalizzato con una gestione spesso strumentale dei flussi migratori da parte di alcuni Stati, che rappresenta una sfida diretta ai trattati internazionali e ai valori democratici. Episodi di respingimento, chiusura delle frontiere e criminalizzazione della migrazione minano la tutela dei diritti umani.
Nonostante l'impegno dell'Italia per una gestione condivisa dei fenomeni migratori, l'Unione Europea fatica a trovare un equilibrio tra sicurezza e umanità, con tensioni evidenti tra Stati membri.
In questo contesto, il discorso ribadisce l'importanza di un approccio fondato sulla pace, giustizia e parità tra gli Stati, come previsto dalla dalle convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia. L'integrazione europea, le politiche di vicinato e la cooperazione internazionale rappresentano strumenti indispensabili per affrontare il fenomeno migratorio con umanità e visione strategica.
Del discorso, da segnalare non solo l'auspicio per il raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza, ma anche l'auspicio per dar corso a una soluzione a due Stati tra Israele e Palestina:
"Perseguire l'obiettivo, ravvicinato, della statualità palestinese significa offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunziabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele".
In sostanza, il futuro delle relazioni internazionali dipende dalla capacità degli Stati di scegliere tra due strade opposte: quella della divisione, guidata da un nazionalismo miope, o quella della collaborazione, ispirata dai principi di pace, giustizia e solidarietà. La diplomazia italiana, come sottolineato, è chiamata a svolgere un ruolo cruciale in questo scenario, promuovendo dialogo, mediazione e rispetto dei diritti umani.
A questo punto, per coerenza, Mattarelle dovrebbe invitare Meloni e i suoi ministri a dimettersi.