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Nel centenario della marcia su Roma potremmo avere di nuovo i fascisti al governo

"Nutro fiducia che tutto andrà nel migliore dei modi" era la frase che spesso, anzi spessissimo usava dire Luigi Facta, tanto che Nutro Fiducia era finito per diventare il suo soprannome.

Facta, pertanto, nutriva fiducia che Vittorio Emanuele firmasse il decreto con cui alle cinque del mattino del 28 ottobre aveva deciso di proclamare lo stato d'assedio grazie al quale l'esercito si sarebbe liberato di quella massa di sbandati che aveva organizzato un colpo di Stato e si era radunata nei pressi della capitale... ma si sbagliava. Il re non firmò quel decreto e sappiamo come è andata a finire.

La mattina del 30 ottobre, arrivato a Roma da Milano dove si era precipitato per poter fuggire in Svizzera nel caso le cose non fossero andate per il verso giusto, Mussolini ricevette l'incarico per formare il nuovo governo.

100 anni dopo la marcia su Roma, una fascista che per ragioni di natura legale in pubblico si definisce conservatrice, Giorgia Meloni, potrebbe nuovamente diventare capo del governo.

Le elezioni si terranno il 25 settembre, dopo ci sarà il tempo tecnico di convocazione dei parlamentari con la composizione della Camere, quindi il capo dello Stato inizierà le consultazioni e, con un po' di fortuna - si fa per dire - dopo un secolo, nonostante una guerra mondiale, una guerra civile, una costituzione... avremo nuovamente un Benito, anzi una Benita, alla guida del Paese.

100 anni fa i fascisti, prima finanziati dagli agrari e poi dagli industriali, avevano utilizzato la violenza a supporto della loro propaganda, ma nel Paese non erano maggioranza, tutt'altro. Le regioni dove avevano più seguito, pensa un po', erano l'Emilia Romagna e la Toscana, ma nel resto d'Italia erano in minoranza. Il colpo di Stato era l'unico modo per esser certi di conquistare il potere.

I fascisti di oggi, divisi tra Lega e Fratelli d'Italia, andranno al potere utilizzando le armi attuali concesse loro dalla democrazia: una propaganda falsa alimentata dai cosiddetti social, supportata da un parte da una informazione complice e/o incapace nel distinguere tra opinioni e fatti, e dall'altra dal mondo imprenditoriale che vede in Benita un'opportunità per mettere in riga una volta per tutte le rivendicazioni già più che asfittiche dei sindacati, in modo da rendere i dipendenti ancor più schiavi di quanto già non lo siano adesso.

In tutto questo non bisogna dimenticare le responsabilità politiche, a partire da quelle della sinistra, ancora oggi sempre pronta a dividersi trovando imprescindibili temi che, a logica, sono addirittura grotteschi, come l'adesione ai diktat di un banchiere centrale. Ma a dire il vero, se una destra sinceramente fascista esiste, non si può dire che esista una vera sinistra, esclusi alcuni partiti che però non superano, insieme, il 5%, ma che di sinistra però non promuovono programmi concreti in grado di aggregare consensi. Il Movimento 5 Stelle, poi, per non definirsi di sinistra, si dichiara al massimo progressista, mentre il Partito democratico, che in realtà è la nuova Democrazia cristiana a partire dai suoi dirigenti, è talmente allo sbando tanto da indicare in Di Maio una risorsa a cui regalare un seggio per i prossimi cinque anni.

Ci sarebbero anche gli italiani che votano, da tenere in considerazione... è vero. Alcuni sono fascisti convinti ed è logico che possano vedere nella neo Benita il nuovo duce, mentre gli altri si dividono tra incazzati che vedono nella Meloni la possibilità di farla pagare a chi, secondo loro, li ha messi in difficoltà (e anche questo ha un senso) e gli imbecilli che votano fascio perché Benita è una donna o perché è simpatica oppure perché, almeno a parole, dice di essere devota di Gesù bambino.

Comunque sia, ci sono enormi possibilità che dopo 100 anni i fascisti odierni possano far diventare la marcia su Roma festa nazionale.

Autore Giuseppe Ballerini
Categoria Politica
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