«Il referendum sul reddito di zittadinanza è una grande operazzzione educativa e culturale ... ai ragazzzi va detto studiate, provate, mettetevi in gioco, poi se fallite vi diamo una mano, ma rischiate. Se il messaggio è non vi preoccupate, tanto lo Stato vi dà un sussidio, state a casa e poi eventualmente fate un lavoretto in nero tanto non se ne accorge nessuno, così rimpinguate lo stipendio... se z'è questo messaggio, è diseducativo. Io voglio mandare a casa il reddito di zittadinanza, perché voglio riaffermare l'idea che la gente deve soffrire, rischiare, provare, correre, giocarsela.Se non ze la fai ti diamo una mano, ma bisogna sudare, ragazzi. I nostri nonni hanno fatto l'Italia spaccandosi la schiena, non prendendo i sussidi dallo Stato».
Chi poteva fare una dichiarazione simile, se non uno comodamente seduto in poltrona, con le trippe mal contenute nell'outfit trendy, con al polso un orologio da decine di migliaia di euro mentre sta vendendo il suo ultimo libro, cioè Matteo Renzi?
Il Referendum sul reddito di cittadinanza è una grande operazione educativa e culturale. I nostri nonni hanno ricostruito l'Italia spaccandosi la schiena, non con i sussidi di Stato. @matteorenzi pic.twitter.com/95zVWgkjs8
— Italia Viva (@ItaliaViva) July 30, 2021
Tale dichiarazione l'ha fatta uno che ha fatto carriera saltando sulla groppa del democristiano di turno che secondo lui poteva essere più utile da sfruttare. Non ha guardato in faccia a nessuno per fare il portaborse di tutti, così da andreottiano è finito tra i democristiani di sinistra ed approdare così alla margherita. Tanto ha sgomitato, che è riuscito a farsi candidare alla provincia di Firenze. E con pranzi e viaggi - naturalmente pagati con soldi pubblici - ha iniziato a farsi conoscere per candidarsi a sindaco di Firenze dove ha vinto le primarie e poi le elezioni. In quei mesi, Renzi ha addirittura lavorato. Si è fatto assumere come "dirigente" nell'azienda di babbo perché poi una volta eletto sindaco fosse il Comune a pagargli i contributi previdenziali. Un esempio, di come Renzi intende "soffrire, rischiare, provare, correre, giocarsela".
Da sindaco ha allargato le relazioni che aveva già iniziato a tessere come presidente di provincia con la finalità di costruire un partito personale all'Interno del Pd. Gli è andata bene e da premier ha combinato diversi disastri, tra cui il Jobs Act, esaltazione della precarizzazione del lavoro e ringraziamento agli sponsor che lo avevano finanziato e "supportato" per arrivare fino a Palazzo Chigi. Il colpo finale, quello di rottamare la Costituzione, non gli è riuscito. Poco male, perché si è reso conto che adesso può vivere di rendita utilizzando le amicizie tra i suoi sponsor e un gruppo parlamentare al Senato per indirizzare le leggi ad uso e consumo dei suoi "amici"... il tutto finalizzato a promuovere i suoi servigi di lobbista da offrire a capi di Stato e fondi d'investimento da cui può ricevere emolumenti milionari.
Uno con questo curriculum dovrebbe "volare basso" e far finta di niente. Renzi, invece, lo getta in faccia agli italiani come guanto di sfida, provocazione per dire loro che lui è un "ganzo" e può fare e dire tutto, perché tutto gli è concesso. Finora è stato così, e lui ha avuto ragione. In futuro, chissà...
Quelli che lo applaudono e quelli che a sinistra si interrogano se allearsi con lui, dovrebbero però considerare se non sia il caso che un personaggio simile non debba essere lasciato al suo destino, ignorato, evitato...