Dei 31 neonati prematuri ricoverati all'ospedale Al-Shifa, 3 vi sono rimasti perché intrasportabili. Gli altri 28 sono stati trasferiti in un ospedale di Rafah e 12 di questi oggi sono stati portati in Egitto, dove dovrebbero ricevere cure più avanzate. Altri  neonati prematuri ricoverati all'Al-Shifa, otto per la precisione, poiché le incubatrici che li ospitavano erano rimaste senza elettricità a causa dell'assedio israeliano, sono deceduti.

Dopo aver assediato, distrutto ed evacuato i rifugiati, il personale sanitario e i pazienti (eccetto alcuni intrasportabili) dall'ospedale Al-Shifa, i militari israeliani adesso stanno ripetendo lo stesso crimine di guerra all'ospedale indonesiano, circondato da carri armati, dove il fuoco dell'IDF, secondo il ministero della Sanità di Gaza, avrebbe causato la morte di 12 palestinesi ed il ferimento di numerosi altri. L'ospedale ospita 700 pazienti. Naturalmente, l'esercito israeliano nega l'attacco dicendo di aver risposto al fuoco nemico.

Sotto attacco anche una struttura sanitaria di Medici Senza Frontiere.

Come altri ospedali a Gaza e in altre parti della Striscia, anche l'ospedale indonesiano non è in grado di fornire un normale supporto sanitario. Dentro vi sono rifugiati, medici, infermieri e pazienti a cui vengono effettuate solo cure palliative.

Intanto, nell'area del campo profughi di Jabalia, si starebbero affrontando in duri combattimenti i militanti di Hamas e i soldati israeliani, mentre il movimento di resistenza palestinese ha lanciato oggi numerosi razzi su Tel Aviv e altre località nel centro di Israele.

Proseguono comunque i bombardamenti, anche al sud, a dispetto della zona sicura indicata dall'esercito israeliano, che ha ucciso ulteriori civili sia a Rafah che a Khan Younis.

Dal 7 ottobre sono 13.300 i palestinesi uccisi, di cui 5.600 minori e 3.550 donne. Un massacro che il segretario generale delle Nazioni Unite ha definito, parlando lunedì con alcuni giornalisti, senza precedenti.

Sono 1,7 milioni gli sfollati nella Striscia, senza cibo, carburante, medicine e acqua a causa del blocco delle forniture imposto da Israele, imprigionati in un ghetto, senza un alloggio decente e in condizioni sanitarie che definire precarie è più che un eufemismo.

Nonostante ciò, Stati Uniti ed Europa continuano, criminalmente, a supportare il genocidio messo in atto dallo Stato ebraico.