Martedì mattina, a Trieste, alcuni militanti di Casapound hanno fatto irruzione nell'aula dove si stava tenendo una riunione della VI Commissione permanente convocata per esprimere un parere sulla delibera della Giunta regionale del Friuli venezia Giulia in relazione alle politiche sull'immigrazione per il 2020. 

Megafono alla mano, queste le loro rivendicazioni: 

«Con l'azione di questa mattina abbiamo voluto far sentire la nostra voce, la nostra determinazione e le nostre soluzioni riguardo al problema della rotta balcanica. E le abbiamo fatte sentire direttamente a chi, seduto nelle stanze del Consiglio regionale, avrebbe la possibilità di porre qualche rimedio alla questione. 

Siamo stufi di discorsi vuoti, promesse non mantenute e altre marchette elettorali; non siamo più disposti a tollerare questo atteggiamento di nullafacenza verso un problema che mina le basi della nostra società.

Le occasioni e le possibilità per dare risalto al tema sarebbero potute essere numerose: atti dimostrativi; veementi proteste di piazza; qualche sgarbo istituzionale, come quello del ministro Lamorgese quando ha dichiarato che la rotta balcanica non è un problema. E invece abbiamo dovuto assistere a qualche semplice e misero comunicato stampa, a qualche nota segreta inviata a qualche ministro. Abbiamo dovuto assistere a questo spettacolo indegno giorno dopo giorno.

Le nostre proposte sono ben chiare: 

  • la proclamazione dello Stato di emergenza da parte della Regione; 
  • impiego massiccio dell'esercito su tutta la frontiera del Friuli Venezia-Giulia; 
  • blocco immediato dell'immigrazione con respingimento ai confini; 
  • il rispetto del trattato di Dublino da parte della Slovenia».
     

A cosa era dovuta l'irruzione di Casapound? Al fatto che nell'aula si stesse discutendo del "piano immigrazione 2020", per il quale la regione Friuli avrebbe pianificato di destinare oltre 7 milioni per gestire l'accoglienza, invece di "chiudere i confini" e "bloccare la rotta balcanica". 

Ad affrontare i militanti del movimento fascista si è fatto avanti uno dei consiglieri regionali della Lega, Antonio Calligaris, che con loro ha avviato un acceso dibattito riassumibile in questi termini.

Calligaris ha condannato l'irruzione dicendo che non serviva a niente e che invece, se lo avessero chiesto, avrebbe ascoltato le ragioni e i suggerimenti di Casapound se questi avessero scelto una via di dialogo istituzionale. I militanti gli hanno risposto che non servono parole ma fatti.

A quel punto, il leghista Calligaris dopo aver ricordato loro che le possibilità di azione di una regione in tema di ordine pubblico sono limitate, ha poi aggiunto che se dipendesse da lui...

«Io sono uno di quelli che gli sparerebbe a quelli lì, tranquillamente».

La Lega e il suo segretario, Matteo Salvini, non ci avevano spiegato finora come avrebbero frenato gli sbarchi autonomi sulle coste siciliane nel caso fossero stati al governo. Calligaris, ovviamente, si riferiva agli arrivi dalla Slovenia, ma, è logico pensare, che il tipo di "politica" da parte della Lega, da lui desiderato, sarebbe stato applicato su scala nazionale.

Appena hanno sentito la proposta politica del leghista Calligaris, i fascisti di Casapound si sono ammutoliti e hanno iniziato ad accennare, con la testa, un certo apprezzamento per tale possibilità, salvo poi essere smentiti da un loro "collega" che ha aggiunto: «noi non chiediamo questo...»

Quindi neppure i fascisti di Casapound pretendevano di poter arrivare a tanto. Invece, il consigliere leghista... sì.

Il gruppo Pd del Consiglio regionale friulano ha espresso il proprio sdegno in questi termini: 

«Difronte a un atto vergognoso, la Lega, abituata a diffondere intolleranza e odio con la propria propaganda, riesce a non essere seconda al manipolo di fascisti che hanno violato il luogo più alto della democrazia in Fvg. È ora di mettere un freno all'odio e iniziare a gestire il fenomeno migratorio in regione, non a cavalcarlo per incassare voti facili». 

Dopo sono arrivate le scuse di Callegaris: 

«Mi scuso. Sono andato oltre, ho usato delle parole che non andavano usate. Chiedo scusa al mio gruppo, sono andato sopra le righe in un momento in cui vi è stato un attacco alla democrazia in quest'Aula. Quindi chiedo scusa».

Dobbiamo credergli?