a cura di Lorenzo Francesco AITA Membro del Comitato Tecnico Scientifico di ANPPE Vigili del Fuoco.  

Il rapporto dell’Osservatorio riguardo i cambiamenti climatici continua a preoccupare, in Italia aumentano gli eventi estremi e i comuni colpiti: da gennaio 2010 al 1° novembre 2021 sono stati registrati 1.118 eventi meteorologici estremi; colpiti 602 comuni (95 in più rispetto allo scorso anno) con 261 vittime.

Le aree più colpite dalle calamità climatiche sono state individuate in 14 settori: da Roma alla costa est siciliana, da Genova alla costa meridionale sarda, da Bari a Milano, Ancona, Napoli, Palermo.

Gli  eventi estremi continuano ad interessare il Bel Paese e si registrano percentuali sempre più alte, 133 nell’ultimo anno, segnando un +17,2% rispetto alla passata edizione del rapporto. Gli impatti più rilevanti si sono registrati in 602 comuni italiani, 95 in più rispetto allo scorso anno (quasi +18%). Nello specifico si sono verificati 486 casi di allagamenti da piogge intense, 406 casi di stop alle infrastrutture da piogge intense con 50 giorni di stop ai lavori di pubblica utilità causati dal forte vento, 308 eventi con danni causati da trombe d’aria, 134 gli eventi causati da esondazioni fluviali, 48 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità e temperature estreme, 41 casi di frane causate da piogge intense e 18 casi di danni al patrimonio storico.

Gli impatti degli eventi climatici mappati e analizzati, includono anche le grandinate estreme, fenomeni che colpiscono sempre con maggiore intensità e frequenza campagne e centri urbani. Nel corso di questo anno si sono verificati 14 eventi di danni causati dalla grandine.

Anche il Rapporto stilato di Terna, E-distribuzione ed Fs italiane ci conferma la gravità soprattutto su impianti elettrici a causa del maltempo, continuano con la registrazione di 83 giorni di stop a metropolitane e treni urbani e 89 giorni di disservizi estesi sulle reti.

Ad oggi si ripetono con maggiore intensità e frequenza alluvioni, trombe d’aria e in alcuni casi negli stessi territori ondate di calore. Si tratta di grandi aree urbane e di territori costieri dove la cronaca degli episodi di maltempo e dei danni è senza soluzione di continuità e per questo dovrebbe portare a un’attenzione prioritaria da parte delle politiche. Ad intere città come Roma, Bari, Milano, Genova e Palermo, vanno aggiunti territori colpiti da eventi estremi ripetutamente e negli stessi luoghi.

Aree come la costa romagnola e nord delle Marche, con 42 casi, della Sicilia orientale e della costa agrigentina con 38 e 37 eventi estremi. In queste ultime due aree sono stati numerosi i record registrati nel corso del 2021: a Siracusa l’11 agosto, si è raggiunto il record europeo di 48,8 °C, nel catanese e siracusano in 48 ore si è registrata una quantità di pioggia pari ad un terzo di quella annuale. Inoltre, proprio questa parte dell’isola è stata teatro di devastazione a seguito del medicane Apollo.

Colpita anche l’area metropolitana di Napoli dove si sono verificati 31 eventi estremi, mentre, tra gli altri territori, ci sono il Ponente ligure e la provincia di Cuneo, con 28 casi in tutto, il Salento, con 18 eventi di cui 12 casi di danni da trombe d’aria, la costa nord Toscana (17 eventi), il nord della Sardegna (12) ed il sud dell’isola con 9 casi.

Gli interventi del Vigili del Fuoco hanno fatto registrare stessi numeri importanti, segno che l’emergenza è in costante evoluzione e la figura professionale di alta qualità deve essere un riferimento importante per la cittadinanza e la stessa politica che dovrà investire in efficienza della formazione e dotazione del soccorso del Corpo. Le variabili di fronte a questi interventi sono notevoli, e spesso bisogna avere un’ottima preparazione per proteggere in primis tutto il personale operativo e successivamente essere cauti di fronte a tutti i possibili scenari.

Perciò bisogna continuare a non sottovalutare i dati mostrati e cercare al più presto di ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. L’approvazione del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la cui mancanza ha impattato anche nella programmazione delle risorse, deve essere di primaria importanza; questo documento, infatti, è necessario per arrivare preparati alla fine del 2022, quando sarà possibile rivedere gli interventi previsti dal Recovery Plan, pianificando specifici progetti nelle aree urbane e territoriali più a rischio.

Inoltre, occorre rafforzare il ruolo delle Autorità di Distretto e dei Comuni negli interventi contro il dissesto idrogeologico, potenziando altresì il ruolo del Soccorso Pubblico investendo in nuclei operativi predisposti con mezzi adeguati alle future calamità che il Paese dovrà affrontare anche davanti a norme urbanistiche che dovranno prevedere la salvaguardia delle persone e migliore posizione strategica alla viabilità per il soccorso, perché ancora si continua a costruire in aree a rischio idrogeologico, ad intubare corsi d’acqua, a portare avanti interventi che mettono a rischio vite umane durante piogge estreme e ondate di calore.