Riprendo il commento dal caffè di Gramellini sul Corriere della Sera di oggi, che parla della storia “normalissima” di un preside di liceo che, con tutte le buone intenzioni, voleva suggerire un’idea per affrontare la pandemia nelle classi dei licei a livello nazionale.
Si rivolge telematicamente ad un ufficio del MIUR (Ministero dell’istruzione, università e della ricerca), il quale lo gira ad un altro ufficio e questo ad un altro ancora, per poi ritrovarsi alla pagina iniziale da cui era partita la sua ricerca.
Una storia “normalissima” perché purtroppo di queste storie di gioco dell’oca ce ne saranno milioni, di persone sbattute da un ufficio all’altro, in quanto nessuno se ne vuol prendere carico.
L’apparato burocratico statale italiano, già figlio dell’era fascista, ha continuato ad ingrossare le sue dimensioni, per motivi di consenso politico, sia nei governi democristiani come in quelli di centro sinistra, per finire con l’ultima infornata del M5S, con i famosi “navigator”.
Il problema italiano è proprio in questo apparato statale enorme, giurassico direi, ma soprattutto scarsamente produttivo, con uffici che non rispondono mai, con milioni di pratiche che non trovano risposte, con continui rimpalli e che con la pandemia ed il lavoro da casa si sono moltiplicati all’inverosimile.
Nessun governo potrà pensare di modernizzare questo Paese se non attraverso una profonda e dolorosa riforma del settore pubblico.
Dobbiamo vedere l’organizzazione di Paesi molto più efficienti del nostro e copiarla pedissequamente, richiedendo ai dipendenti pubblici gli stessi standard di produttività.
Solo uno Stato che fa lavorare l’apparato burocratico con logiche imprenditoriali, avendo come fine la soddisfazione del cliente (il cittadino), modernizzando e digitalizzando gli uffici, e soprattutto snellendo la burocrazia, abolendo le certificazioni inutili, migliorando la legislazione amministrativa, può pensare di tornare ad essere nuovamente un eccellenza.
Solo attraverso questa fondamentale rivoluzione passeremo da uno Stato da primo novecento ad uno stato contemporaneo ed eviteremo così ai cittadini di farsi il “segno della croce”, ogni volta che ci si deve rivolgere ad un ufficio pubblico.