Ancora un morto a San Ferdinando. Chi lo definisce migrante, chi bracciante, ma prima ancora era un essere umano, l'ennesimo, vittima di un rogo che questa volta è scoppiato non nella baraccopoli, ma nella tendopoli in cui vivono oltre 500 persone allestita da Stato ed enti locali proprio per ospitare i braccianti che lavorano nei campi della zona, dopo che le ruspe di Salvini hanno smantellato le baracche in cui vivevano in precedenza.

Nonostante una squadra dei vigili del fuoco fosse presente sul posto a presidio del sito, non ha potuto però evitare che la tenda in cui si è sviluppato l'incendio, poco prima delle 6, andasse completamente distrutta uccidendo l'uomo che vi era ospitato, mentre un'altra tenda a fianco si è incendiata solo per metà. Successivamente, sono intervenute anche altre squadre di pompieri, con uomini e mezzi per mettere in sicurezza l'area.

Per l'Unione Sindacale di Base, questa nuova tragedia è la conferma degli allarmi inascoltati lanciati nel corso degli anni per dare una soluzione effettiva ai problemi dei lavoratori della piana di Gioia Tauro, tramite il "riconoscimento dei diritti salariali e previdenziali e l'insediamento abitativo diffuso, attuando cioè il piano che prevede il riutilizzo delle migliaia di case sfitte o abbandonate della zona".

Per l'USB, quanto accaduto è anche la peggiore conferma di quanto strumentale e disumana sia la linea del ministro dell'Interno, nonché senatore eletto in Calabria, Matteo Salvini, l'uomo che non più tardi di due settimane fa si vantava di aver risolto ogni problema demolendo le baracche di San Ferdinando".

È stata finalmente cancellata una delle più vergognose baraccopoli d'Italia dove proliferavano degrado, illegalità e sfruttamento. Dopo anni di chiacchiere, ora sono arrivati i fatti, aveva detto vantandosi il ministro, supportato dal prefetto di Reggio Calabria.

Le chiacchiere purtroppo sono le sue, le loro. Non un solo problema dei braccianti della piana di Gioia Tauro è stato risolto con l'esibizione muscolare contro i lavoratori.

Non è con le tendopoli o con altre soluzioni emergenziali che si metterà fine alla condizione disumana nella quale vivono e lavorano i braccianti di San Ferdinando.

USB torna a chiedere a gran voce che venga riavviato il progetto per l'insediamento abitativo diffuso al fine di dare dignità a questi uomini e donne impegnati nella raccolta degli agrumi."